25 settembre Mercoledì
XXV settimana Tempo
Ordinario
PRIMA LETTURA
Dal libro di Esdra
Nella nostra
schiavitù il nostro Dio non ci ha abbandonati.
Io, Esdra,
all'offerta della sera mi alzai dal mio stato di prostrazione e, con il vestito
e il mantello laceri, caddi in ginocchio e stesi le mani al Signore, mio Dio, e
dissi: «Mio Dio, sono confuso, ho vergogna di alzare la faccia verso di te, mio
Dio, poiché le nostre iniquità si sono moltiplicate fin sopra la nostra testa;
la nostra colpa è grande fino al cielo. Dai giorni dei nostri padri fino ad
oggi noi siamo stati molto colpevoli, e per le nostre colpe noi, i nostri re, i
nostri sacerdoti siamo stati messi in potere di re stranieri, in preda alla
spada, alla prigionia, alla rapina, al disonore, come avviene oggi.
Ma ora, per un po' di
tempo, il Signore, nostro Dio, ci ha fatto una grazia: di lasciarci un resto e
darci un asilo nel suo luogo santo, e così il nostro Dio ha fatto brillare i
nostri occhi e ci ha dato un po' di sollievo nella nostra schiavitù. Infatti
noi siamo schiavi; ma nella nostra schiavitù il nostro Dio non ci ha
abbandonati: ci ha resi graditi ai re di Persia, per conservarci la vita ed
erigere il tempio del nostro Dio e restaurare le sue rovine, e darci un riparo
in Giuda e a Gerusalemme».
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE
(Da Tb 13)
R. Benedetto Dio che
vive in eterno.
Benedetto Dio che
vive in eterno,
benedetto il suo
regno;
egli castiga e ha
compassione. R.
Fa scendere agli
inferi, nelle profondità della terra,
e fa risalire dalla
grande perdizione:
nessuno sfugge alla
sua mano. R.
Lodatelo, figli
d'Israele, davanti alle nazioni,
perché in mezzo ad
esse egli vi ha disperso
e qui vi ha fatto
vedere la sua grandezza. R.
Date gloria a lui
davanti a ogni vivente,
poiché è lui il
nostro Signore, il nostro Dio,
lui il nostro Padre,
Dio per tutti i secoli. R.
Vi castiga per le
vostre iniquità,
ma avrà compassione
di tutti voi
e vi radunerà da
tutte le nazioni,
fra le quali siete
stati dispersi. R.
+ Dal Vangelo secondo
Luca
Li mandò ad
annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
In quel tempo, Gesù
convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le
malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non
prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non
portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi
ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e
scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono
e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e
operando guarigioni.
Parola del Signore.
OMELIA
"Egli allora
chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di
curare le malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli
infermi". Ecco qual è la missione dei dodici apostoli, secondo quanto ha
stabilito Cristo duemila anni fa. Dopo la morte e la risurrezione di Cristo,
sotto l'impulso dello Spirito Santo, i Dodici si sono messi all'opera. Poi,
dopo un certo tempo, si sono dati dei successori, che a loro volta hanno
trasmesso il loro potere e il loro dovere di conservare e di proclamare la
fede.
I successori degli
apostoli, con a capo il successore di Pietro, continuano ancor oggi
l'evangelizzazione del mondo e formano la gerarchia della Chiesa. Ma i poteri e
i doveri sono rimasti gli stessi. Fa bene, ogni tanto, ricordare queste verità
elementari, poiché l'opinione diffusa - e spesso anche la nostra - vorrebbe
attribuire ai pastori della Chiesa altri compiti che appaiono più utili o più
urgenti.
È incontestabile che
alcune deviazioni sono oggi molto alla moda. L'opinione pubblica, il famoso
"parere della maggioranza", si esprime nei voti o nei sondaggi, e
tende a considerare questi risultati come "verità". Ma la verità è
raramente il frutto dei voti di una maggioranza già nella vita corrente, e non
lo è mai in materia di religione o di fede. La Chiesa di Cristo non è una
repubblica parlamentare. Le sue leggi non vengono dal consenso dei suoi
componenti, ma da Dio e dall'insegnamento di suo Figlio, che noi ritroviamo nei
Vangeli.
I vescovi, successori
degli apostoli, hanno ricevuto in consegna questo insegnamento con il duplice
incarico di serbarlo puro e di proclamarlo, a qualsiasi prezzo. Molti sono
coloro che hanno pagato con la loro vita questa fedeltà. Nell'esercizio del
loro apostolato, sacerdoti e vescovi meritano la nostra stima e il nostro
rispetto. Noi siamo solidali con loro nella proclamazione - nell'annuncio -
della parola di Dio. Siamo tutti chiamati a quest'opera, ognuno secondo il
proprio carisma. La differenza stessa dei carismi mostra che dobbiamo essere
complementari e non opposti in questo incarico. La cooperazione è la nostra
forza, la divisione sarà la nostra rovina. Il nostro motto deve allora essere:
"Viribus unitis", con tutte le nostre forze unite nel servizio del
regno.
Ma è davvero sempre
così?
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