venerdì 18 marzo 2011

I SETTIMANA DI QUARESIMA (Venerdì)


Dal libro del profeta Ezechièle

Così dice il Signore Dio:
«Se il malvagio si allontana da tutti i peccati che ha commesso e osserva tutte le mie leggi e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà più ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticato. Forse che io ho piacere della morte del malvagio – oracolo del Signore – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?
Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male, imitando tutte le azioni abominevoli che l’empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà.
Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».

Parola di Dio

Salmo responsoriale

Se consideri le colpe, Signore, chi ti può resistere?
 
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.

Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora.

Più che le sentinelle all’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe. 


+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Parola del Signore 

RIFLESSIONI
La parola di oggi spinge a meditare sulla misericordia-amore e sulla giustizia di Dio per tutti gli uomini. Il Signore non fa preferenze né di persone, né di razza, né di colore. Il Signore guarda ai sentimenti del cuore, alla qualità di questi sentimenti. E’ così che il Signore opera: del giusto pervertito dal peccato, dimentica tutto il bene fatto prima di peccare ed egli diventato malvagio non vivrà; il perverso che abbandona la via del peccato e incomincia a vivere nell’osservanza delle leggi di Dio, riceverà la sua misericordia e vivrà in eterno.
Questi brani portano a pensare seriamente al detto di Sant’Agostino: Temete Dio che passa. Passando il Signore chiama e dà la dovuta ricompensa alle opere compiute: Il premio se si sono compiute opere buone, opere di vita eterna, la condanna se si sono compiute opere malvagie.
Chi vuole meritare la misericordia e l’amore di Dio deve superare la giustizia degli scribi e dei farisei, dice Gesù. Ma come fare? Vestendosi di misericordia. Cioè dal nostro cuore non deve uscire parola offensiva, si deve stare attenti a non cadere nelle piccole mancanze. E’ con i peccati veniali che si rovina l’anima perché viene indebolita sotto tutti i punti di vista e quando la tentazione è più forte di un niente subito cede e commette il peccato grave.
Gesù porta invece il discorso al paradosso: chi dice "pazzo" a qualcuno andrà all'inferno, chi gli dice "stupido" dovrà presentarsi al sinedrio. Perché queste esagerazioni? In fondo, dare dello stupido non è poi così grave. Cristo vuol dirci che ogni ferita all'amore ha un suo peso, anche quella che ci sembra insignificante. Colpire la dignità dell'altro, anche con una semplice parola, è sintomo di mancanza di delicatezza nell'amore, di mancanza di misericordia che, al contrario, raccoglie le miserie del prossimo, le pone nel suo cuore e lì le brucia, unendole alle proprie. E la misericordia vive di umiltà: solo chi conosce i propri peccati, può perdonare e accogliere quelli degli altri.
Ecco perché Gesù invita anche ad andare a riconciliarsi con chi ha qualcosa contro di noi. Questo atto di umiltà e di perdono diventa il terreno dove può crescere un cuore buono. Oggi sono tanti i motivi per cui manca la pace al mondo, ma uno di essi è l'assenza di misericordia nei cuori. Dobbiamo allora crescere, imparare da Cristo. Se Lui è stato l'unico a saper unire perfettamente la giustizia alla misericordia, dobbiamo andare alla sua scuola.
Per vedere gli altri nella giusta luce dobbiamo saper sempre distinguere la dignità della persona dai suoi atti, il peccatore dal suo peccato. Gesù quando incontrava una persona che conduceva una vita non conforme alla Legge di Dio non la insultava, non la derideva, non la offendeva mai. Non diceva alla prostituta: “Non sei altro che una prostituta... vai lontano da me, non sei degna di toccare neppure i miei piedi!”. Egli sapeva riconoscere in lei il nucleo profondo del suo essere e, oltrepassando la situazione di errore o peccato, riusciva a raggiungerla per manifestarle stima, apprezzamento, amore. Così toccava i cuori e li faceva rinascere. Non diceva al ladro e oppressore dei poveri: “Zaccheo, non sei nient’altro che un miserabile ladro che fa del male ai suoi concittadini... sei un approfittatore, restituisci il maltolto” No. Gesù si invita a casa di Zaccheo come si fa con un amico e il discorso severo è Zaccheo che lo fa a se stesso toccato al cuore dall’amore e dalla comprensione di Cristo. Gesù non ha insultato nessuno colpendolo nella sua dignità.
Gesù ci mette in guardia contro la facilità che abbiamo di giudicare gli altri, metterci al di sopra di loro, offenderli nella dignità, deriderli nei loro limiti, introdurci nella loro coscienza per giudicarli e condannarli. Chi uccide si mette al posto di Dio con atto di prevaricazione perché solo Dio è padrone della vita. Chi giudica e offende si mette al posto di Dio perché istituisce in se stesso un tribunale per la condanna del prossimo. Chi uccide merita la morte. Chi giudica merita di essere giudicato, chi condanna è condannato: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati» (Mt 7,1-2).
Questo tipo di mancanza, assai frequente, se non adeguatamente riparato, rischia di invalidare anche i momenti migliori della nostra esperienza religiosa. Per cui se stiamo andando a portare la nostra offerta al Signore e la coscienza ci rimprovera un comportamento scorretto nei confronti del nostro prossimo o un risentimento da parte di qualche nostro fratello, nei nostri confronti, dobbiamo prima cercare la riconciliazione e poi tornare a portare il nostro dono. Bisognerebbe ristabilire prima la pace piena e poi venire, veramente liberi, a godere della piena comunione con il Signore. Soltanto così siamo capaci di comprendere e vivere la vera giustizia, ciò che è giusto non secondo l'umana accezione, ma secondo il volere divino. Questo è il culto che dobbiamo a Dio, questo è il candore che deve adornare la nostra anima prima di entrare nel banchetto di Dio.
Oggi con molta facilità si danno appellativi di cretino, scemo, imbecille … sono tutti termini che offendono l’amore verso il prossimo e per questo non sono graditi a Dio. Chi ha mancato di amore, di rispetto verso il prossimo, cerchi di riconciliarsi subito e non serbare rabbia o risentimento.
L’amore guarisce, libera, sana l’anima da ogni malattia spirituale.

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