giovedì 7 luglio 2011

Giovedì della XIV settimana T.O.

Dal libro della Genesi
In quei giorni, Giuda si fece innanzi e disse a Giuseppe: «Perdona, mio signore, sia permesso al tuo servo di far sentire una parola agli orecchi del mio signore; non si accenda la tua ira contro il tuo servo, perché uno come te è pari al faraone!
Il mio signore aveva interrogato i suoi servi: "Avete ancora un padre o un fratello?". E noi avevamo risposto al mio signore: "Abbiamo un padre vecchio e un figlio ancora giovane natogli in vecchiaia, il fratello che aveva è morto ed egli è rimasto l'unico figlio di quella madre e suo padre lo ama". Tu avevi detto ai tuoi servi: "Conducetelo qui da me, perché possa vederlo con i miei occhi. Se il vostro fratello minore non verrà qui con voi, non potrete più venire alla mia presenza".
Fatto ritorno dal tuo servo, mio padre, gli riferimmo le parole del mio signore. E nostro padre disse: "Tornate ad acquistare per noi un po' di viveri". E noi rispondemmo: "Non possiamo ritornare laggiù: solo se verrà con noi il nostro fratello minore, andremo; non saremmo ammessi alla presenza di quell'uomo senza avere con noi il nostro fratello minore". Allora il tuo servo, mio padre, ci disse: "Voi sapete che due figli mi aveva procreato mia moglie. Uno partì da me e dissi: certo è stato sbranato! Da allora non l'ho più visto. Se ora mi porterete via anche questo e gli capitasse una disgrazia, voi fareste scendere con dolore la mia canizie negli inferi"».
Allora Giuseppe non poté più trattenersi dinanzi a tutti i circostanti e gridò: «Fate uscire tutti dalla mia presenza!». Così non restò nessun altro presso di lui, mentre Giuseppe si faceva conoscere dai suoi fratelli. E proruppe in un grido di pianto. Gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone.
Giuseppe disse ai fratelli: «Io sono Giuseppe! È ancora vivo mio padre?». Ma i suoi fratelli non potevano rispondergli, perché sconvolti dalla sua presenza. Allora Giuseppe disse ai fratelli: «Avvicinatevi a me!». Si avvicinarono e disse loro: «Io sono Giuseppe, il vostro fratello, quello che voi avete venduto sulla via verso l'Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 104)

Ricordiamo, Signore, le tue meraviglie

Chiamò la carestia su quella terra,
togliendo il sostegno del pane.
Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.

Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
finché non si avverò la sua parola
e l'oracolo del Signore ne provò l'innocenza.

Il re mandò a scioglierlo,
il capo dei popoli lo fece liberare;
lo costituì signore del suo palazzo,
capo di tutti i suoi averi.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città»..
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Dalle due letture di oggi, ci viene una magnifica lezione di fedeltà da parte di Dio. I personaggi non sono grandi, le situazioni non sono particolarmente ingarbugliate e i fatti sono ordinari: l'unica grandezza viene da Dio che, nonostante tutto, mantiene la parola data e porta l'uomo a collaborare al suo piano di salvezza.
Dalla prima lettura appare subito chiaro che la sofferenza ha uno scopo, tutto ha un senso, e tutto si risolve secondo i piani di Dio. Giuseppe, dopo essere stato venduto come schiavo ed essere diventato un "pezzo grosso" alla corte del faraone, risulta essere il mezzo per salvare gli stessi fratelli che lo hanno tradito. È questo un grande messaggio di speranza per l'uomo ma, principalmente, è un invito a leggere gli avvenimenti che ci riguardano per scorgervi la mano del Signore che segue con amore ogni sua creatura.
Il Vangelo invece ci mostra con un'evidenza folgorante che impostare la vita nella ricerca prioritaria del Regno di Dio e della sua giustizia, porta alla pace e alla salvezza; mentre lasciarsi afferrare da qualsiasi sete di possesso e affanno è perdizione.
Che cosa significa oggi per noi l'esortazione di Gesù a rinunciare alle nostre esigenze e ai nostri bisogni, per noi cristiani che viviamo in una società opulenta? Nella nostra epoca, in cui siamo affascinati dal consumo, non sarebbe ora di rimettere l'accento sulla "povertà" e sulla "semplicità"? Non sarebbe ora di rinunciare a qualsiasi forma di egoismo che pone se stessi al centro di tutto e porre l'«altro» al centro, in
modo che da vero cristiano si riesca a superare la menzogna del proprio «ego» e diventare come Dio, assoluta gratuità e dono d'amore.

Nessun commento:

Posta un commento