giovedì 28 luglio 2011

Giovedì della XVII settimana T.O.

Dal libro dell'Esodo
Quando Mosè scese dal monte Sinai - le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte - non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui. Mosè allora li chiamò, e Aronne, con tutti i capi della comunità, tornò da lui. Mosè parlò a loro. Si avvicinarono dopo di loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro ciò che il Signore gli aveva ordinato sul monte Sinai.
Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso. Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando non fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato.
Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando non fosse di nuovo entrato a parlare con il Signore.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 98)

Tu sei santo, Signore nostro Dio

Esaltate il Signore nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi,
perché è santo!

Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuele tra quanti invocavano il suo nome:
invocavano il Signore ed egli rispondeva.

Parlava loro da una colonna di nubi:
custodivano i suoi insegnamenti
e il precetto che aveva loro dato.

Esaltate il Signore nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio!

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Con questo brano del vangelo di oggi il Signore completa il ricordo del vangelo delle tre parabole proclamato domenica 24 Luglio.
Ricorda la terza parabola, quella che paragona il regno dei cieli a una rete gettate per la pesca. La rete viene gettata nel mare di questo mondo e prende ogni genere di pesci: buoni, cattivi, ottimi, pessimi. Pesci di ogni specie e tipo. Non si può fare una pesca diversa. Dopo, tirata la rete a riva, viene fatta la selezione, la scelta dei pesci buoni, dei tipi di pesci e si gettano quelli non buoni, quelli pessimi.
Il risultato della pesca dimostra che ci sono due mondi: quello del bene e quello del male. Due mondi che non possono essere separati, debbono convivere necessariamente. Questi due mondi sono nel più intimo dell’uomo, nel suo cuore. Due mondi che si combattono tra loro e cercano di prendere il sopravvento l’uno sull’altro.
L’uomo, con la nascita, entra in questo mondo già carico del suo male e del suo bene. Cresce nel male o nel bene. Nella sua crescita va verso l'alto o verso il basso, o cresce di virtù in virtù o diventa schiavo dei vizi. Si perfeziona nell’amore o diventa colmo di odio e di rancore, di egoismo e di vanagloria.
Come non si possono avere due mondi distinti e separati, uno per i buoni e l'altro per i cattivi, così non si possono avere due regni distinti e separati: il regno di Dio e quello del principe di questo mondo, il Diavolo. Il regno del principe di questo mondo entra nel regno di Dio, il regno di Dio entra con potenza di grazia e di verità nel regno del principe di questo mondo. Buoni e cattivi, giusti ed empi, santi e peccatori vivranno nell'unica casa fino alla fine dei tempi.
Tutto questo non ci deve né scandalizzare, né scoraggiare. Gesù ha detto che le porte degli inferi non prevarranno. Il Signore Dio ha messo la sua dimora dentro di noi. Ci ha dato il suo unico Figlio che si è caricato di tutto il male e lo ha portato con sé sulla croce, liberandoci da questo pesantissimo fardello. Ci dona lo Spirito Santo ogni volta che lo chiediamo nel nome di Gesù, cos’altro dovrebbe darci? Un po’ di buona volontà da parte nostra a collaborare e il regno di Dio si radicherà sempre più dentro di noi.
A chi non vuole impegnarsi minimamente a fare qualche cosa per costruire dentro di lui il regno di Dio, dico: Non incorrere nel peccato contro lo Spirito Santo, PRESUNZIONE DI SALVARSI SENZA MERITI, peccato questo che non potrà mai essere perdonato da Dio. Ricordo anche il detto di un anziano sacerdote, che ho conosciuto personalmente, e che diceva ai suoi fedeli: Fratelli, sorelle, in paradiso non si va in carrozza.
=================
La riflessione del primo brano sembra riservare un valore del tutto particolare alla tenda del convegno, quale segno della presenza viva di Dio in mezzo al suo popolo, e luogo dove Israele può incontrarsi con lui. Sorge spontanea una domanda: è meglio concepire la presenza di Dio come legata a un luogo e a un culto, oppure come rapporto permanente e sempre nuovo, anche se vissuto in modo privato? La soluzione sta nel giusto mezzo: occorre vivere le celebrazioni liturgiche nel tempio, come momenti privilegiati per gustare una presenza particolare del Signore, affinché il culto agevoli la percezione dell'intervento divino nella nostra vita ordinaria. Dobbiamo cercare di vivere i due aspetti in modo armoniosamente complementare.
Dal brano del Vangelo si può capire facilmente quanto impegno la comprensione delle parabole richiede, infatti Gesù oggi ci parla attraverso un'ultima parabola: quella di ogni scriba fattosi discepolo del regno dei cieli.
Diventare discepolo implica la missione di insegnare agli altri. Lo scriba è lo specialista della Scrittura; se scopre in Gesù il tesoro nascosto, rinnova tutte le sue concezioni religiose e sa utilizzare egregiamente tutta la ricchezza dell'Antico Testamento accresciuta e perfezionata dal Nuovo.
I discepoli sono coloro che hanno compreso il messaggio racchiuso nei discorsi di Gesù attuandolo nella propria vita e divenendo i veri "figli del regno" perché ormai in possesso del tesoro e della perla preziosa. E la loro futura missione nella Chiesa è quella di insegnare ciò che hanno udito e potranno farlo solo se lo avranno capito e lo avranno veramente creduto e praticato.
Come si vede, Matteo incoraggia a riprendere anche gli scritti dell'Antico Testamento, in gran parte dimenticati nella predicazione perché in essi si trovano tante cose importanti da ricordare, che ci aiutano e ci scuotono.
In conclusione, tutte le parabole ci parlano del regno dei cieli; tutte ne rivelano un aspetto ed esprimono in primo luogo la realtà di Gesù, evento centrale della storia, che segna il definitivo punto di incontro tra il cielo e la terra. La parola di Dio, che è Gesù, viene seminata nella terra del mondo per farne germinare e crescere il popolo di Dio. Il discernimento ultimo tra i buoni e i cattivi è già operato in questo mondo dall'adesione o dal rifiuto nei confronti di Cristo, perché la prospettiva del giudizio finale, "quando gli angeli separeranno i cattivi dai buoni", non ci consente di attendere passivi l'ultimo giorno.
La lotta contro il male è d'obbligo anche se la prospettiva è di un combattimento che non finirà mai: Dio e il diavolo combattono ancora e il campo di battaglia è il cuore dell'uomo. Alla fine del combattimento sarà Cristo a concedere la vittoria a quelli che presenteranno i loro meriti.

Nessun commento:

Posta un commento