sabato 9 luglio 2011

Sabato della XIV settimana T.O.

Dal libro della Genesi
In quei giorni, Giacobbe diede quest'ordine ai suoi figli: «Io sto per essere riunito ai miei antenati: seppellitemi presso i miei padri nella caverna che è nel campo di Efron l'Ittita, nella caverna che si trova nel campo di Macpela di fronte a Mamre, nella terra di Canaan, quella che Abramo acquistò con il campo di Efron l'Ittita come proprietà sepolcrale. Là seppellirono Abramo e Sara sua moglie, là seppellirono Isacco e Rebecca sua moglie e là seppellii Lia. La proprietà del campo e della caverna che si trova in esso è stata acquistata dagli Ittiti». Quando Giacobbe ebbe finito di dare quest'ordine ai figli, ritrasse i piedi nel letto e spirò, e fu riunito ai suoi antenati.
Ma i fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro padre era morto, e dissero: «Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto?». Allora mandarono a dire a Giuseppe: «Tuo padre prima di morire ha dato quest'ordine: "Direte a Giuseppe: Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato, perché ti hanno fatto del male!". Perdona dunque il delitto dei servi del Dio di tuo padre!». Giuseppe pianse quando gli si parlò così.
E i suoi fratelli andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero: «Eccoci tuoi schiavi!». Ma Giuseppe disse loro: «Non temete. Tengo io forse il posto di Dio? Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. Dunque non temete, io provvederò al sostentamento per voi e per i vostri bambini». Così li consolò parlando al loro cuore.
Giuseppe con la famiglia di suo padre abitò in Egitto; egli visse centodieci anni. Così Giuseppe vide i figli di Èfraim fino alla terza generazione e anche i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle ginocchia di Giuseppe. Poi Giuseppe disse ai fratelli: «Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questa terra, verso la terra che egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe». Giuseppe fece giurare ai figli d'Israele così: «Dio verrà certo a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa».
Giuseppe morì all'età di centodieci anni.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 104)

Voi che cercate Dio, fatevi coraggio

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.

Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.

Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: "Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l'anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli".
Parola del Signore.
 RIFLESSIONI
Con il brano di oggi si conclude la storia di “Giuseppe venduto dai fratelli”. Questa storia l’ho sempre ricordata come un gesto qualunque della volontà dell’uomo. Questa volta invece mi ha insegnato molte cose. Forse la ritenevo come una storia normale, perché dalle prime decisioni prese dai fratelli di Giuseppe, di ammazzarlo, o di gettarlo nella cisterna, a quella poi di venderlo alla comitiva in viaggio verso l’Egitto, mitigava in me le considerazioni. La conclusione della storia di Giuseppe  illumina ora il modo come porsi davanti al male. Tanta gente si è sempre scandalizzata e si è sempre chiesto come mai Dio permetta tanti avvenimenti tragici, (guerre, sequestri di persone senza distinzione di età, rapine, terremoti, alluvioni … ) apportatori di sofferenze e di male.
Alla luce della storia di Giuseppe si ha una duplice risposta alla domanda: perché Dio ha permesso questo nella famiglia di Giacobbe? Prima: Dio rispetta la libertà delle sue creature; seconda: Dio permette il male perché può farlo servire al bene. Queste risposte vanno approfondite per non incorrere in errori più gravi. Dio ha permesso che i fratelli di Giuseppe agissero da malvagi nei suoi confronti, e non li ha costretti ad agire bene, perché ci ha creati liberi. Il Signore rispetta la libertà che ha dato all’uomo e vuole il bene dell’uomo. Costringere qualcuno a fare il bene, non è mai efficace. Fare il bene per costrizione, non si compie veramente il bene, ma si subisce una dura oppressione. La costrizione non apporta nessun cambiamento nel cuore dell’uomo perché si continuerà a desiderare di compiere il male. Per questo Dio, desiderando la felicità dell’uomo, rispetta la libertà che ha dato perché si possa fare il bene liberamente, con amore, per amore e non per costrizione.
Dio permette il male perché può farlo servire al bene. Afferma Giuseppe: "Se voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene".
È una riflessione profonda: Dio può trasformare il senso delle azioni umane, ha questa potenza che viene dalla sua infinita misericordia e generosità.
Perché il Signore Dio possa trasformare il male in bene, è necessario la volontà dell’uomo a collaborare con la volontà di Dio. Giuseppe ha collaborato con la volontà di Dio e invece di ricambiare il male ricevuto dai fratelli, ha ricambiato il male con il bene. Ha rinunciato allo spirito di vendetta quando si rivelò loro.
Quante volte e per quanti, la storia di Giuseppe, si è verificata nella loro vita con una conclusione diversa però. Si è applicata la legge del taglione occhio per occhio, dente per dente.
Conoscendo tutti i pericoli a cui sarebbero andati incontro gli Apostoli, Gesù li mise in guardia dicendo loro: Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; … Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
Il discepolo di Gesù deve essere un valoroso combattente. Deve sapere che il suo Maestro e Signore ha attraversato e vinto tempeste difficilissime. Le potenze del male si sono scatenate contro di Lui per abbatterlo, senza riuscirci.
Il Padre era con Lui per dargli quella forza necessaria per vincere l'ultima tempesta, quella più difficile la tempesta della croce. Nell’ultimo istante, prima di emettere l’ultimo respiro, perdonò i suoi carnefici e pregò per loro.
Se questa è stata la vita del Cristo, non poteva e non è stata diversa quella degli Apostoli.
Gesù non ha avuto paura degli uomini. Ha sempre obbedito al Padre suo. Così anche i discepoli di ogni tempo: sono invitati a non temere l'uomo. Può solo uccidere il corpo ma non ha alcun potere sull'anima.
Tutti i discepoli di Cristo, dovranno predicare apertamente, pubblicamente, e con coraggio il Suo Vangelo. Dovranno sfidare il mondo annunziando la Parola della salvezza. Se per paura o timore o per vergogna degli uomini, si astengono dal farlo, anche Gesù si vergognerà di loro dinanzi al Padre suo che è nei cieli. Queste parole di Gesù dovrebbero farci riflettere e meditare.  
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I discepoli non devono cercare o attendersi una sorte diversa da quella toccata al loro Maestro. Se Gesù è stato calunniato e chiamato Beelzebùl, cioè principe dei demoni, quanto più saranno calunniati i suoi discepoli. Il nome Beelzebùl, dato in senso dispregiativo a Gesù, significa "padrone della casa". Per questo i suoi discepoli sono chiamati "i suoi familiari", cioè quelli della sua casa.
Gesù ripete per ben tre volte la frase “non abbiate paura” per invitare i suoi discepoli al coraggio, un coraggio che deve manifestarsi nel parlare chiaro e nel gridare coi fatti il messaggio di Cristo, nel non temere la persecuzione e la morte del corpo, e nel non vergognarsi mai di Cristo davanti agli uomini.
E poi Gesù ci offre l'immagine dei passeri, un’immagine che evidenzia una profonda realtà: se perfino queste creaturine da nulla non sono trascurabili agli occhi di Dio, immaginiamo quanto Egli si prenderà cura di noi, essendo per noi Padre! E inoltre con questa immagine Gesù sconfigge anche l'insidia profonda che tende ad annidarsi nell’anima di ogni uomo: la tentazione della disistima di sé. E con la frase “Voi valete più di molti passeri” Gesù ci somministra una bella flebo di autostima!

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