venerdì 29 luglio 2011

Venerdì della XVII settimana T.O.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l'amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.
In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito.
E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi.
Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.

Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 33)

Gustate e vedete com'è buono il Signore

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L'angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com'è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia.

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
“Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio... In questo si è manifestato l'amore i Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui... In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi”. In questo “inno all’amore”, colpisce in particolar modo la frase: “Carissimi, se Dio ci ha amato così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri”, perché in essa viene sottolineata la gratuità di Dio nell’amarci; e il nostro amarci non sarà altro che un riflesso del suo amore. La via divina che ci è indicata e data è lasciarci amare come piccoli ed essere strumenti gli uni per gli altri di questo amore.
Mi viene  in mente, rileggendo il brano, l’idea che esso andrebbe imparato a memoria per poterlo ripetere spesso a noi stessi e forse anche a qualcun altro, ma che potrebbe essere ripetuto anche come preghiera, perché basare la propria vita sulle parole di questo brano, significa essere in comunione con Dio, essere in continua preghiera!
Possiamo leggere sintetizzata in questi versi tutta l’opera di Dio, dalla creazione alla venuta dello Spirito, nella parola “amore”. La sintesi è che l’amore di Dio si manifesta e rivela pienamente nel suo Figlio offerto per noi. Tutto il mistero di Dio è concentrato in Gesù e nel suo amore. L'amore di Dio diventa addirittura incomprensibile giacché si fa carne per essere in grado di offrirsi in immolazione per il riscatto dei peccati degli uomini.
Contemplare la rivelazione di questi versetti ci fa rimanere nel suo precetto: “Amatevi a vicenda”. Questa è la semplice e impegnativa conseguenza di tutta la storia che Dio ha fatto per gli uomini. Di fronte ad un Dio simile non possiamo fare altro che restare muti e contemplativi, nell'attesa che, giunti al suo cospetto, siamo in grado esprimergli la nostra riconoscenza.
Nel Vangelo di oggi si ricorda la figura di Marta, sorella di Maria e di Lazzaro di Betania, un villaggio a circa tre chilometri da Gerusalemme. Nella loro casa ospitale Gesù amava sostare durante la predicazione in Giudea. Il Vangelo ce l’ha presentata in un altro brano come la donna di casa, sollecita e indaffarata per accogliere degnamente il gradito ospite, mentre la sorella Maria preferisce starsene quieta in ascolto delle parole del Maestro. L'avvilita e incompresa professione di massaia è riscattata da questa santa fattiva di nome Marta, che vuol dire semplicemente "signora".
Anche nel vangelo di oggi, colpisce il diverso atteggiamento delle due sorelle. Marta non riesce ad accettare il dolore per la morte del fratello Lazzaro, sembra quasi che, all'arrivo di Gesù, lo voglia rimproverare di non essere stato presente. E Gesù, allora, la spinge subito oltre il suo dolore, oltre il momento presente, le parla della resurrezione. Ella, come la maggior parte degli ebrei, credeva alla resurrezione nel giorno del giudizio finale, ma Gesù vuole suscitare in lei qualcosa di più profondo, desidera che riesca a vedere la presenza della resurrezione nella sua persona: "Io sono la resurrezione e la vita", dice a Marta.
Questo è necessario credere, questa è la via della fede, passare attraverso Cristo, attraverso la Parola fatta carne. E nel momento in cui Gesù dice queste parole a Marta, in lei si apre la luce della fede e testimonia la sua certezza che il maestro è veramente il Figlio di Dio.
Maria, invece, è seduta in casa, quasi in disparte, non parla, non sembra interessarsi neppure all'arrivo di Gesù, è il simbolo di coloro che, di fronte ad un dolore, ad una difficoltà, piccola o grande che sia, non riescono a reagire, si chiudono nella sofferenza e non lasciano spazio neppure al tocco di Dio, quasi che la disgrazia faccia perdere anche la fede e la speranza.
Marta, invece, che si fa incontro a Gesù e quasi lo rimprovera, è un po' l'emblema di coloro che di fronte agli ostacoli della vita, di fronte alla morte, alla malattia, si ribellano, se la prendono con Dio dicendo "perché proprio a me?", "io non meritavo questo", reazioni queste spesso impulsive, dettate dalle emozioni. Quando la vita ci mette alla prova entra in gioco tutta la nostra debolezza, tutta la nostra fragilità di creature umane e facciamo fatica a sollevare il cuore verso il Padre, ad abbandonarci alla sua volontà, a credere nel suo amore. Eppure sono proprio quelli i momenti in cui dobbiamo sentire con più forza e determinazione la verità di Cristo, nostro salvatore, nostro redentore, attraverso di lui ogni sofferenza può avere un senso, il senso del cammino verso la vita eterna.
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Il brano della prima lettera di San Giovanni è un invito che tutti dovrebbero accogliere. Lo spirito del vero amore non esiste più, c’è solo lo spirito di un amore egoistico e questo non è l’amore portato e annunciato da Gesù.
L’amore annunciato da Gesù è un amore-dono che bisogna dare a tutti e gratuitamente, specialmente ai nemici. Gesù, questo amore-dono l’ha lasciato proprio come comando: vi do un comando nuovo, che vi amiate gli uni gli altri. E ancora: Amate i vostri nemici. … da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amate come Io vi ho amati.
Come ci ha amato e ci ama Gesù-Dio? Così come siamo! Non ha aspettato che cambiassimo e diventassimo migliori per amarci. Ci ama con tutti i nostri difetti, i nostri peccati, le nostre miserie. Ci ama così come siamo e non guarda a tutti i fallimenti commessi nella nostra vita offendendo la Sua Maestà col peccato.
È il momento di dare una forte sterzata alla nostra vita e incominciare ad amare Dio al di sopra di ogni cosa e il prossimo come noi stessi.
San Giovanni ci fa questa esortazione, ce la fa proprio adesso mentre stiamo leggendo: amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
Anche se non sempre siamo stati capaci di amare, perché l’orgoglio e l’amor proprio ha accecato la mente e il cuore, incominciamo ad amare o facciamo nascere nel nostro cuore questo desiderio di amore e Gesù compirà l’opera mediante il Santo Spirito.
Lo Spirito Santo è datore di doni, quello dell’amore è il primo e il più grande dei doni.
Termino con il motto di Sant’Agostino: Ama e fai quello che vuoi. Io credo che chi ama veramente col cuore, non farà mai del male alla persona che ama.

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