mercoledì 27 luglio 2011

Mercoledì della XVII settimana T.O.

Dal libro dell'Esodo
Quando Mosè scese dal monte Sinai - le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte - non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui. Mosè allora li chiamò, e Aronne, con tutti i capi della comunità, tornò da lui. Mosè parlò a loro. Si avvicinarono dopo di loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro ciò che il Signore gli aveva ordinato sul monte Sinai.
Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso. Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando non fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato.
Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando non fosse di nuovo entrato a parlare con il Signore.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 98)

Tu sei santo, Signore nostro Dio

Esaltate il Signore nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi,
perché è santo!

Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuele tra quanti invocavano il suo nome:
invocavano il Signore ed egli rispondeva.

Parlava loro da una colonna di nubi:
custodivano i suoi insegnamenti
e il precetto che aveva loro dato.

Esaltate il Signore nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio!

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Signore continua a parlare in parabole. Mi auguro che il motivo non sia quello detto ai discepoli quando gli chiesero perché alla folle parlava in parabole. Gesù rispose: “Perché hanno orecchie e non odano, hanno occhi e non vedano”.
Se è questo il motivo poveri noi perché siamo tra coloro che hanno il cuore duro e non desiderano essere convertiti.
Bando a qualsiasi supposizione e prendiamo questa insistenza del Signore come atto di amore profondo per tutti e meditiamo le parabole che sono state nuovamente proposte in questa liturgia.
Il Signore scruta il cuore di tutti e vede che non sempre si è disposti, con tutto il cuore, ad accogliere la sua parola. Svegliamoci da questo sonno!
Domandiamoci singolarmente: sto io lavorando nel campo che è il mio cuore per trovare questo tesoro? Il tesoro che debbo cercare nel mio cuore è il regno dei cieli.
Volendo fare il più semplice dei riferimenti all’espressione, regno dei cieli, vuol dire che si debbono cercare le cose di lassù, le cose che sono nei cieli,  cosa c’è lassù se non Dio e ogni bene che Dio contiene? Chi ci può rivelare tutto questo? Solo lo Spirito Santo! Lo Spirito Santo datore di ogni sapienza ed intelligenza, consiglio e fortezza, scienza e intelletto, pietà e timore del Signore. che può tutto e tutto controlla, che penetra attraverso tutti gli spiriti intelligenti, puri, anche i più sottili.  
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L’Alleanza, infranta sul nascere con la costruzione del vitello d’oro, può ora, grazie all'intercessione di Mosè e all'accondiscendenza di Dio, essere rinnovata. Il Signore ha richiamato Mose sul monte dopo la sconfitta dell'idolatria nel suo popolo alle falde del monte e la distruzione del vitello d'oro. E il Signore lo ha rincuorato suscitando in lui, ancora una volta, il coraggio della mediazione per il popolo che ora avrebbe ricevuto la legge. Ma questa volta la situazione è diversa: la prima volta Dio stesso aveva fornito le due tavole di pietra, che poi Mosè aveva infranto a causa dell'indegnità di Israele; adesso invece, Mosè deve preparare le tavole e questo sta a significare la necessità di predisporre un atteggiamento di pu­ra accoglienza da parte del popolo.
Con Dio viene maturata la parola nuova, "le dieci parole" e ciò indica che al popolo viene ancora una volta accordata la fiducia di essere depositario privilegiato della volontà di Dio. Intanto il contatto tra Dio e Mosè ha prodotto un effetto nuovo: il volto di Mosè è stato trasfigurato e quasi contagiato della luce di Dio.
Il volto di Mosè diviene così il riflesso del volto di Dio: ne è il segno il timore di Aronne e del popolo di accostarvisi. Che questo fenomeno sia un sintomo particolare della presenza di Dio stesso è dato anche dalla necessità di velare questo volto, come segno di distanza e venerazione a somiglianza del velo posto nella tenda della riunione. A Israele, che aveva cercato invano di dare un volto a Dio, Egli mostra che il Suo volto rifulge sul volto dell'uomo, trasfigurato dall'incontro con Lui: Mosè nemmeno se ne accorge, ma la gente resta turbata nel vederlo.
Mosè, tuttavia, ritiene che il suo compito non è concluso senza una relazione dettagliata sulla legge che il Signore gli ha consegnato; perciò spiega ad Aronne e ai capi e a tutto il popolo quello che l'alleanza esige e quindi si assoggetta volontariamente alla emarginazione portando il velo che copre lo splendore della presenza di Dio che si manifesta nello splendore del suo volto.
Gli incontri, come quello avvenuto sul Sinai, si ripetono nella tenda del convegno. Dio, infatti, ha deciso di essere vicino al suo popolo e di camminare in alleanza e libertà con la gente che lo ha scelto.
I momenti in cui Mosè è libero ed è se stesso sono solo quelli del colloquio con Dio nella tenda e quelli della comunicazione della volontà di Dio al suo popolo: quando, cioè, Mosè è figlio ed amico di Dio e quando è maestro e mediatore.
Il fatto che Mosè si toglie il velo sia quando parla con Dio sia quando parla con i figli di Israele ha un significato profondo: il suo volto è raggiante, luminoso, potente, glorioso, ascolta e trasmette la parola del Signore! Questa radiosità e questo splendore dovrebbero essere anche sui nostri volti quando ci preoccupiamo del prossimo e facciamo la volontà di Dio.
Le parabole del tesoro e della perla di grande valore già commentate qualche giorno fa, ci ricordano ancora una volta che Gesù è il nostro tesoro: per possedere lui bisogna essere disposti a lasciare tutto e tutti.
Il vertice della parabola sta nella decisione dell'uomo davanti alla scoperta del tesoro: egli vende tutto ciò che ha allo scopo di ottenere il campo e di impossessarsi del tesoro. E' da notare che nella parabola del tesoro nascosto l'uomo lo trova casualmente, mentre nella parabola della perla preziosa è l'uomo che va in cerca.
Nella vita alcuni hanno incontrato Cristo senza averlo cercato, altri lo hanno cercato. In ogni caso il cuore dell'uomo è inquieto finché non trova il suo tesoro e la sua perla preziosa che è Cristo.

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