lunedì 11 luglio 2011

Lunedì della XV settimana T.O.

Dal libro dei Proverbi

Figlio mio, se tu accoglierai le mie parole e custodirai in te i miei precetti, tendendo il tuo orecchio alla sapienza, inclinando il tuo cuore alla prudenza, se appunto invocherai l'intelligenza e rivolgerai la tua voce alla prudenza, se la ricercherai come l'argento e per averla scaverai come per i tesori, allora comprenderai il timore del Signore e troverai la conoscenza di Dio, perché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca escono scienza e prudenza.
Egli riserva ai giusti il successo, è scudo a coloro che agiscono con rettitudine, vegliando sui sentieri della giustizia e proteggendo le vie dei suoi fedeli.
Allora comprenderai l'equità e la giustizia, la rettitudine e tutte le vie del bene.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 33)

Gustate e vedete come è buono il Signore

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L'angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com'è buono il Signore;
beato l'uomo che in lui si rifugia.

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Pietro disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».
Parola del Signore.
 RIFLESSIONI
Leggendo la prima lettura tratta dal libro dei Proverbi, dà la sensazione di sentire la voce dolcissima di chi parla come padre a figlio. La voce di questo padre esorta il figlio ad accogliere e mettere in pratica i consigli che dà per il suo bene: “comprenderai l’equità e la giustizia, la rettitudine e tutte le vie del bene”. Non è un parlare autoritario, che non ammette discussione, non ci sono via di uscite.
Questo parlare così dolce, è talmente penetrante, che ti spinge a fare tutto quello che viene detto senza nessuna difficoltà. Sembra di ricevere già la ricompensa promessa, a chi mette in pratica tali consigli. E così è stato per il santo di cui oggi celebriamo la festa: San Benedetto.
San Benedetto è stato l’ideatore, il fondatore della vita eremitica e poi cenobitica. I monasteri si diffusero in tutta l’Europa ispirandosi alla regola di vita di San Benedetto, “PREGHIERA E LAVORO”, scritta per i suoi monaci. San Benedetto ha talmente assimilato il brano della prima lettura, nella sua riflessione e nella pratica della vita, da metterla all'inizio proprio della sua Regola. Ai suoi discepoli, quando venivano accolti nel monastero, leggeva il Prologo delle regole: "Ascolta, figlio, i precetti del maestro, e inchina l'orecchio del tuo cuore ... affinché tu ritorni per il lavoro di obbedienza a Colui dal quale ti eri allontanato per l'accidia della disobbedienza".
Parole sante queste che dovrebbero essere conosciute e radicate nel cuore di tutti. Oggi l’uomo, per l’accidia della sua disobbedienza, si è allontanato da Dio suo Signore, anzi ha cancellato totalmente Dio dalla sua vita. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Ritorniamo al Signore con tutto il cuore, il Signore si fa trovare, il Signore ci usa misericordia.
 Riporto parte della parabola del “figliuol prodigo”: Il Figliol prodigo non tornò a casa per riabbracciare il padre, ma perché aveva fame, si era ridotto nella miseria più assoluta. Lui vi ritornò con la speranza di essere accolto e di venire trattato come uno dei suoi servi: "Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si alzò e tornò da suo padre".
Sono molti i modi iniziali ritornare al Signore, per far ritorno alla casa del Padre. È  necessario che entriamo nell'amicizia di Gesù, poi sarà Lui a formarci, educarci, a renderci nuove creature.
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C'è una profonda sintonia tra la Regola di S. Benedetto, di cui oggi ricorre la festa, e il brano del vangelo.San Benedetto, monaco e patrono d'Europa, nella sua regola ricorda: niente deve essere anteposto all’amore di Cristo
Per seguire Gesù sembra necessario lasciare qualcosa. Il Signore stesso lo ripete quando esprime le esigenze del discepolato. Il discepolo, infatti, è chiamato ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze.
Lasciare tutto…non vuol dire mettersi a fare il barbone, ma non essere attaccati a nulla, non avere delle cose più importanti di Dio, che ci possono fuorviare e questo per noi è molto difficile. Lo era ai tempi di Gesù, in cui si viveva di poco e lo è ancor di più oggi che tutto sembra essere di primaria importanza, irrinunciabile e per avere tutto si è disposti a tutto. C’è la macchina, i videogiochi, la discoteca, le serate divertenti, gli impegni dei figli … tutto così importante da non avere il tempo per il Signore: una fugace messa di domenica e se il sacerdote fa un’omelia troppo lunga, quanti visi scocciati. 
I discepoli ... ricchi diventati poveri... hanno lasciato tutto per seguire Gesù. Non è stato uno spogliarsi fine a se stesso. Anzi, proprio perché hanno incontrato Gesù, hanno avuto la voglia e lo slancio di seguirlo e quindi di lasciare le reti e le barche dei loro padri: il discepolo si appassiona, si lascia prendere, si innamora del Signore tanto da non accorgersi che ha lasciato tutto, è diventato povero perché non ha più niente se non Gesù solo. E forse non si accorge che, proprio grazie a questo viaggio dietro a Gesù, ha ricevuto cento volte tanto.

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