lunedì 17 ottobre 2011

Lunedì della XXIX settimana T.O.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, di fronte alla promessa di Dio, Abramo non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia.
E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Lc 1,69-75)

Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato il suo popolo.

Ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo.

Salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza.

Del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: "Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?". Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nel Vangelo odierno c'è un tale che vorrebbe coinvolgere Gesù nel gorgo delle preoccupazioni materiali, ma Gesù ne resta fuori perché le questioni di interesse non appartengono a Dio: in realtà Cristo non respinge quest'uomo, ma vuole aiutarlo a non attaccarsi ai suoi averi, come se da essi dipendesse il senso della vita.
Da che cosa dipende la nostra vita? Certo non dalle cose che possediamo, perché il possesso è reciproco: siamo posseduti dalle cose che possediamo e questo aspetto viene fuori chiaramente dalle espressioni del protagonista, che sottolineano la profonda solitudine di quest'uomo, l'orizzonte egoistico della sua vita, il suo fallimento. La parabola è per tutti, anche per noi che magari ci sentiamo liberi dalla brama del possesso di beni materiali, ma che sicuramente abbiamo un attaccamento a qualcosa di gelosamente nostro, a cui teniamo e a cui non sappiamo rinunciare.
Lasciarsi giocare dalla bramosia e dall'attaccamento ai beni materiali, significa sbagliare tutto. "Stolto!", dice il Signore all’uomo che, avendo ottenuto un abbondante raccolto, progetta di accumulare e custodire i suoi beni per se solo, senza pensare che se durante la notte dovesse coglierlo la morte i suoi beni così affannosamente accumulati non saprebbe nemmeno a chi vanno a finire.
Solo chi vive per amministratore i beni che il Signore gli ha affidato, e si preoccupa di condividerli con chi è nel bisogno, "diventa ricco" davanti a Dio, perché la vera ricchezza sono l'amore e la condivisione.

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