martedì 11 ottobre 2011

Martedì della XXVIII settimana T.O.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, io non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo, prima, come del Greco. In esso infatti si rivela la giustizia di Dio, da fede a fede, come sta scritto: «Il giusto per fede vivrà».
Infatti l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute.
Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un'immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi, perché hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno adorato e servito le creature anziché il Creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 18)

I cieli narrano la gloria di Dio.

I cieli narrano la gloria di Dio,
l'opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro».
Parola del Signore.
 RIFLESSIONI
Ai tempi di Gesù, tutta una serie di precetti, rispettati minuziosamente, rappresentavano la grandezza dei farisei in confronto agli altri che, non rispettandole allo stesso modo, venivano da loro disprezzati. In nome della dignità umana, Gesù accende molte polemiche con i farisei, mostrando loro che l'uomo è per Dio il valore più alto e che la legge deve essere al di sotto dell'uomo. "Voi farisei purificate l'esterno... ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità". San Paolo, uno tra i farisei, l'ha capito molto bene: per lui agire sull'interiorità è necessario prima di lasciarsi formare da Cristo.
Nel vangelo di oggi Gesù viene invitato dal fariseo, entra e si mette a tavola. E' lui che entra nella casa del fariseo, così come è Lui che raggiunge l'interno nascosto del nostro cuore con la sua parola ed è Lui che ha il potere di rinnovarlo, è Lui che ci consente di usare questo "interno" come dono di carità e così di purificarci. Gesù non ha paura del nostro buio, del nostro peccato: Egli viene a casa nostra, si siede a mensa con noi e misteriosamente ci dà la forza di cambiare la nostra vita.
Interroghiamoci sul nostro animo, cerchiamo di comprendere i nostri errori, le nostre mancanze, le nostre fatiche che portiamo con discordia dentro di noi, interroghiamoci su tutti questi sbagli e, pregando il Signore, cerchiamo di tramutare ogni male in gioia. Egli ci perdona ogni volta che a cuore aperto ci mostriamo a Lui penitenti di tutti i peccati che compiamo, ci perdona con amore di Padre e ci guida a percorrere passi sempre più sicuri.
La misericordia divina ed il perdono, però ci vengono a mancare quando, logorati dal marcio che portiamo dentro, mascheriamo il nostro viso e la nostra anima di falsa benevolenza. Questa maschera a Dio non piace, anzi lo portano a rimproverarci con potenza, come con i farisei che lo invitarono a cena per compiacimento non accorgendosi che nei loro cuori c’era tanta malvagità.

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