martedì 25 ottobre 2011

Martedì della XXX settimana T.O.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi.
L'ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità - non per sua volontà, ma per volontà di colui che l'ha sottoposta - nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati.
Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 125)

Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell'andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Siamo al secondo giorno della novena dei morti. Prima di continuare la meditazione della novena iniziata ieri, desidero esortare tutti a pregare per le anime dei morti. Pregare per i morti si guadagna del bene spirituale, bene per la propria anima non indifferente e si accumulano meriti per il paradiso.
Ci crediamo che abbiamo un anima, eterna, e che dobbiamo salvare dalla perdizione eterna? Noi siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio su questa terra  goderlo poi eternamente nel paradiso, così si esprime il catechismo di San Pio X.
Ribadisco ancora una volta che la parola di Dio è una risposta chiara a tutte le esigenze dell’uomo. Questa “risposta”, vissuta, deve farci accumulare benedizioni per il paradiso.  
Anche oggi, tramite la parola di Dio che ci viene rivolta, sembra un invito accorato che le anime del purgatorio fanno a noi viventi. Esortano ad accettare con pace e serenità, tutte le prove della vita, tutti i dolori che possono capitare pensando alla gloria futura che sarà rivelata dopo la morte. Esse fanno questo invito a noi, perché non vogliono che abbiano a soffrire le stesse pene quelli che pregano per loro.
Bisogna sapere che le anime del purgatorio, non possono pregare per sé stesse, chiedendo al Signore che abbrevi il tempo della loro purificazione e essere  introdotte in paradiso al più presto, però  pregano per tutti quelli che offrano suffragi e preghiere per le loro anime. Viviamo questa comunione con le anime del purgatorio e saremo felici per sempre!
A causa del peccato originale tutta la creazione, creata buona da Dio, è stata deturpata, corrotta. A causa del peccato anche la creazione aspetta di essere liberata per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Se le cose materiali aspettano di essere liberate da questa schiavitù, perché noi non lo vogliamo? E se lo vogliamo perché non ci impegnamo?
All’invito fatto dalle anime del purgatorio rispondiamo con amore e generosità per il bene delle nostre anime!
L’invito fattoci paragoniamolo al granellino di senape di cui parla il vangelo. Da piccolo che è tra tutti i semi, crescendo diventa albero tanto che gli uccelli fanno i loro nidi tra i suoi rami.
La salvezza si raggiunge accumulando meriti mediante opere buone da compiere durante i giorni della vita terrena. Piccole opere che messe insieme formano il nostro capitale per meritare la vita eterna, la stessa vita di Dio.
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Gesù nel parlare alle folle, non si stanca mai di parlare del Regno di Dio paragonandolo a qualcosa di bello ed importante, ma anche di semplice e umile.
In questi piccoli esempi di oggi, il Regno di Dio viene paragonato prima ad un piccolissimo granellino di senape capace, nonostante la sua minima dimensione, di diventare un grande arbusto, così grande e forte da poter diventare sostegno per gli uccelli. Poi viene anche paragonato al lievito, che sembra l'ingrediente di minor peso nella preparazione del pane, eppure è l'unico indispensabile per poter far fermentare tutta la grande quantità di farina.
Nelle parole di Gesù incontriamo l'importanza di ciò che è piccolo e sembra di poco conto, che diventa la base per avere cose grandi e necessarie alla vita. 
Spesso nella vita ci sono piccoli gesti d'amore, semplici atti di bontà e di gentilezza che possono passare inosservati, eppure, di fronte agli occhi di Dio, sono proprio tutti questi piccoli momenti della vita che contribuiscono ad edificare il Regno di Dio e a renderlo glorioso e potente.

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