mercoledì 19 ottobre 2011

Mercoledì della XXIX settimana T.O.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, il peccato non regni più nel vostro corpo mortale, così da sottomettervi ai suoi desideri. Non offrite al peccato le vostre membra come strumenti di ingiustizia, ma offrite voi stessi a Dio come viventi, ritornati dai morti, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia. Il peccato infatti non dominerà su di voi, perché non siete sotto la Legge, ma sotto la grazia.
Che dunque? Ci metteremo a peccare perché non siamo sotto la Legge, ma sotto la grazia? È assurdo! Non sapete che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale obbedite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell'obbedienza che conduce alla giustizia?
Rendiamo grazie a Dio, perché eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quella forma di insegnamento alla quale siete stati affidati. Così, liberati dal peccato, siete stati resi schiavi della giustizia.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 123)

Il nostro aiuto è nel nome del Signore.

Se il Signore non fosse stato per noi
- lo dica Israele -,
se il Signore non fosse stato per noi,
quando eravamo assaliti,
allora ci avrebbero inghiottiti vivi,
quando divampò contro di noi la loro collera.

Allora le acque ci avrebbero travolti,
un torrente ci avrebbe sommersi;
allora ci avrebbero sommersi
acque impetuose.
Sia benedetto il Signore,
che non ci ha consegnati in preda ai loro denti.

Siamo stati liberati come un passero
dal laccio dei cacciatori:
il laccio si è spezzato
e noi siamo scampati.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore:
egli ha fatto cielo e terra.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire", e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nel vangelo di oggi Gesù racconta una parabola che ci vuole insegnare la vigilanza nell'attesa, mettendoci in guardia sul nostro modo di vivere, tutto proteso a godere dei piaceri materiali. La vita non può essere solo questo, perché verrà il giorno che il Signore tornerà - e nessuno sa quando questo accadrà - e in quel momento sarà necessario essere pronti, perché dovremo tener conto di ciò che Dio ci aveva consegnato, dovremo rendere conto dei carismi di cui ci ha fatto dono e di quanto li abbiamo messi a frutto.
Ognuno di noi è un amministratore: quando si nasce, tutti riceviamo delle capacità per realizzarci nella vita. Scopriamo che queste potenzialità e la vita stessa sono un dono di Dio, visto che noi non abbiamo fatto nulla per meritarle. Sono un regalo personale e unico ed è proprio questa unicità che ci conferisce la nostra personalità. Sono i “talenti”, le qualità che il Signore ci chiede di amministrare nel modo migliore e di far crescere durante la nostra esistenza.
«A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più». Egli amichevolmente ci dice: ti ho cercato, mi sono rivelato, ho aperto il tuo cuore, l’ho inondato di luce, ti perseguito con i miei benefici, mi sei prezioso, ti circondo di segni. Il Signore ci dona tutto se stesso, ma ci chiede la stessa generosità.
Per questo allora, rispondiamo con verità e gioia alla chiamata del Signore perché a chi ha ricevuto sarà chiesto molto di più; la fede non diventi un paravento dietro cui nascondersi aspettando un premio, perché il premio ci è già stato dato nel momento in cui siamo venuti alla luce, dobbiamo solo prenderne coscienza: la risposta generosa da parte nostra verso l’umanità, verso ogni essere vivente, per la salvaguardia del creato, per la salvaguardia di tutto quanto è venuto fuori dall'opera minuziosa di quel grande artista che è Dio, è una cosa doverosa e piena d’amore, è un atto di riconoscenza dovuto. Gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente dobbiamo dare.

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