martedì 4 ottobre 2011

Martedì della XXVII settimana T.O. - S. Francesco d'Assisi, patrono d'Italia

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati
Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.
Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l'essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l'Israele di Dio.
D'ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 15)

Tu sei, Signore, mia parte di eredità.
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto a Dio: "Il mio Signore se tu".
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Alleluia, alleluia.
Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero".
Parola del Signore

RILESSIONI
Gesù non è riuscito a fare breccia tra i saggi e i sapienti, il suo messaggio è stato accolto soltanto da pochi discepoli provenienti dalle classi contadine e operaie. Questo non significa che la rivelazione sia stata negata ai saggi e ai sapienti della comunità giudaica: Gesù ha annunciato anche a loro il regno, ma soltanto i semplici hanno accettato il suo insegnamento. Viene qui implicitamente affermato che la saggezza e la cultura giudaica, che consistevano nella conoscenza della legge, costituivano un autentico ostacolo alla comprensione del messaggio di Gesù.
Gli affaticati e gli stanchi sono i poveri, ai quali viene annunciata la buona notizia. Gesù li invita perché è uno di loro. Gesù invita tutti coloro che sono stanchi ad andare da lui, e lui in cambio promette riposo.
Lui dice: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Molte volte, questa frase è stata manipolata, per chiedere alla gente sottomissione, mansuetudine e passività. Gesù vuole dire il contrario. Chiede alla gente di non ascoltare “i sapienti ed intelligenti”, i professori di religione dell’epoca e di cominciare ad imparare da lui, da Gesù, un uomo venuto dall’entroterra della Galilea, senza istruzione superiore, che si dice "mite ed umile di cuore". Gesù non fa come gli scribi che si esaltano con la loro scienza, ma si mette accanto alla gente sfruttata ed umiliata.
Il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero: parole che ci risuonano un po’ difficili da credere, soprattutto quando pensiamo alle difficoltà della vita, quelle economiche, quelle lavorative, le difficoltà delle relazioni, in famiglia.
Tutto ci sembra a volte non andare per il verso giusto, e ci appelliamo al Signore perché ci aiuti a risolvere questi ostacoli che si incontrano lungo il nostro cammino di vita. Però forse tutti questi ostacoli ce li creiamo noi stessi. Se pensassimo solo per un attimo a come sarebbe il mondo con la semplicità e la gioia che Dio vuole donarci ogni giorno, ogni attimo, sarebbe tutto diverso, si vivrebbe con un animo leggero, puro, solare, tutto l’opposto di quello che ci siamo creati o che ci ha imposto questa società sempre protesa verso il guadagno, il successo personale, il consumismo.
E la prova di tutto questo la troviamo proprio nella figura del Santo patrono d’Italia che oggi viene celebrato, San Francesco d’Assisi.
Nell'agiatezza spensierata della sua gioventù, Francesco ha sentito affiorare dal profondo del suo cuore quel senso di vuoto che spesso anche noi, pur se circondati da tanti agi e da tanti amici di baldoria, avvertiamo. Egli ha incrociato lo sguardo interiore con quello di Gesù che lo chiamava e ha risposto a Lui abbracciando letteralmente il Vangelo. E' così facendo che è nata in lui la "nuova creatura" di cui parla oggi S. Paolo. Non c'è stato più per Lui il vanto delle ricchezze, dei piaceri, dell'essere il più brillante gaudente della gioventù di Assisi. Tutta la sua esistenza diventò così un proclama vincente della stupenda libertà che l'uomo acquista quando sperimenta la novità dell'amore di Cristo, lasciando crocifiggere l'uomo vecchio che tenta sempre di imprigionarci nelle illusorie ricchezze terrene.
Chiediamo al Signore che per l'intercessione di S. Francesco venga concessa anche a noi la gioia della via del Vangelo, sperimentando una scelta di vita sobria e semplice e un sincero distacco da ogni possesso egoistico.

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