domenica 9 ottobre 2011

XXVIII Domenica del tempo ordinario

Prima lettura
Dal libro del profeta Isaia
Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l'ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 22)

Abiterò per sempre nella casa del Signore.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia.

Mi guida per il giusto cammino,
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Seconda lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell'abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza.

Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
[In quel tempo, Gesù riprese a parlare con parabole (ai capi dei sacerdoti e ai farisei) e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: "Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.]
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Anche nel brano del Vangelo di oggi, come al suo solito, Gesù si serve della parabola, linguaggio semplice sia per quanto riguarda l’espressione che la comprensione. Tutti possono penetrarne il significato dottrinale.
Il il re offre agli invitati in occasione delle nozze di suo figlio, un sontuoso banchetto. Nessuno è costretto a partecipare al banchetto; dalla libera volontà del re nasce l’invito, dalla libera volontà di chi è chiamato nasce la risposta e in questo caso i chiamati si rifiutano di prendere parte al banchetto.
Il padrone non si stanca di invitare; per questo invia altri servi. Questa volta con una certa urgenza; tutto è pronto; mancano solo i partecipanti, ma gli invitati sono sordi al grido del re: le proprie occupazioni sono molto più importanti che le nozze del figlio del re. Dio invita a nozze l’umanità, invita tutti a gioire della sua tenerezza, ci spinge al banchetto nuziale. E noi, che facciamo? Passiamo tutta la vita ad anteporre a Dio mille questioni, perdendoci così la gioia dell’appartenergli.
L’ira e l’indignazione del re non è da considerare come realmente accaduta nella parabola, ma esse certamente si manifesteranno nel giorno del giudizio, poiché la parola annunziata, l’invito fatto si ergerà contro di loro per accusarli.
La parabola vuole insegnare che è gravissima responsabilità rifiutare l’invito del re. La gioia e la pace, il riposo e il ristoro sono nell’accoglienza di questa chiamata alle nozze. Fuori della sala c’è solo miseria, tristezza, morte. Di questo l’uomo deve prendere coscienza; deve essere aiutato in quest’opera di conoscenza e di intelligenza dei misteri della fede.
Dio, ricco in misericordia, Padre di amore e di bontà, elargisce i suoi doni. L’uomo a volte a causa della sua ostinazione a rinchiudersi nella “carne” si rende indegno di partecipare. E’ questa sua azione che lo esclude dal regno A questo punto il re spalanca le porte e tutti possono entrare nella sala, nessuno escluso. L’unica condizione è quella di rispondere all’invito e questa volta molti hanno risposto, molti sono venuti e la sala si riempie. Ma per gustare il banchetto non basta accogliere l’invito, bisogna osservare la legge del banchetto che domanda, anzi obbliga che l’invitato vesta l’abito di nozze, necessario per una siffatta circostanza. Qualcuno ha voluto disattendere questa legge, ma il padrone se ne accorge e ne richiama l’osservanza.
L’insegnamento della parabola è assai semplice: accogliere l’invito significa osservare tutte le leggi che l’andata a nozze comporta. Accogliere il regno vuol dire obbedire alla legge del regno. Indossare l’abito nuziale è pertanto rivestire la santità evangelica, indossare l’abito della grazia, che si traduce poi in amore, misericordia, verità e giustizia, ogni altra virtù e tutte le beatitudini, mentre la dannazione eterna è il frutto delle nostre opere di ingiustizia e di iniquità. Lo stridore dei denti è il dolore più grande allora conosciuto, è un dolore che toglie anche il sonno e che rode il cervello. Con esso non c’è pace; c’è perenne sofferenza; qui la sofferenza è eterna. 
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”. Molti chiamati, ma pochi eletti vuol dire che non tutti i battezzati, quanti hanno risposto alla chiamata alla conversione e alla fede al vangelo, entreranno nel regno dei cieli. Gli eletti saranno quelli che hanno fatto del vangelo la loro vita, la loro pelle. Tutto nel cristiano deve respirare di vangelo; è questa la via per il regno. Molti rispondono, ma pochi perseverano santificandosi.

E’ necessario ricordare spesso che la Parola deve essere ascoltata – accolta – meditata – vissuta, perché produca i frutti per cui il Signore l’ha mandata.
La Parola deve essere ascoltata con attenzione e con il cuore, cioè deve penetrare nel cuore di chi l’ascolta ed essere compresa dal cuore.
Dopo l’ascolto, la Parola deve essere accolta, il cuore deve aderire a quello che dice la Parola e fare proprio il contenuto.
Deve essere meditata, una volta che il cuore l’ha fatta sua, deve confrontare la sua vita, il modo di vivere con la Parola del Signore e vedere se è conforme a quello che dice la Parola e decidere: cambiare oppure no.
Se si decide di cambiare, la Parola viene vissuta e porta i frutti per cui il Signore l’ha mandata. Incomincia così il cambiamento della propria vita, effetto prodotto dalla Parola ascoltata, accolta, meditata e vissuta.
Con la Parola di oggi il Signore desidera toccare il cuore di tutti, si presenta con un programma-invito e dice tramite il profeta Isaia: Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati.
Il monte di cui parla il Signore è la sua dimora, il Paradiso. Il banchetto che prepara, è il possesso della sua visione beatifica, fonte di tutti i beni, origine di gioia infinita. Nel regno di Dio non ci saranno sofferenze, dolori, pianto; finirà ogni specie di male. E’ tutto un altro mondo, è il mondo di Dio e si godrà una felicità senza fine.
L’ingresso a questo regno è aperto a tutti, senza distinzione di razza, colore o lingua. Senza preferenze di persone e senza raccomandazioni. Si entra solo con l’aver ascoltata, accolta, meditata e meditata la parole di Dio che ci è stata rivolta. 
Per questo non facciamo come gli invitati del Vangelo, trovando delle scuse per giustificarci, facciamoci trovare sempre con l’abito nuziale, che è la grazia di Dio e che dà il lascia passare per il regno di Dio.

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