sabato 22 ottobre 2011

Sabato della XXIX settimana T.O.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, ora non c'è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Perché la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte.
Infatti ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito.
Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia.
E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Parola di Dio.

Salmo responsoriale (Dal Salmo 23)

Noi cerchiamo il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene,
il mondo con i suoi abitanti.
È lui che l'ha fondato sui mari
e sui fiumi l'ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?". Ma quello gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai"».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
In questi giorni abbiamo potuto sperimentare l’amore e la misericordia di Dio per noi uomini attraverso la parola che ci ha donato, in modo particolare negli ultimi due giorni.
Mediante la lettera di San Paolo ai Romani, il Signore ci ha esortati a non essere  schiavi del peccato, ma essere schiavi della grazia. Dopo questa esortazione ha aggiunto di combattere anche le cause che portano al peccato e camminare verso la santità.
Continua il Signore ad esortarci a cambiare modo di vivere portando come esempi fatti che fanno meditare e dice: se non vi convertite, perirete tutti allo stesso  modo.   
Chi non si converte, chi resta attaccato alle sue vecchie abitudini, perirà come periscono i peccatori.
Troviamo sempre difficoltà a convertirci, a cambiare modo di vivere, a tornare sulla retta via che porta alla santità, perché crediamo di avere sempre tempo per farlo. A proposito di questo, Gesù dice: “Il Figlio dell’uomo come il ladro, viene quando meno ve lo aspettate”.
Altro motivo per cui rimandiamo sempre a domani la nostra conversione è che non pensiamo mai all’inferno, luogo riservato a quelli che non si convertono.
San Francesco di Sales, così descrive la condizione dei dannati: “I dannati sono entro l’abisso infernale come entro una città sciagurata nella quale soffrono tormenti indicibili in tutti i sensi e in tutte le membra, perché, come essi impiegavano i loro sensi e le loro membra per peccare, così soffriranno in ogni membro e in ogni senso le pene dovute al peccato: gli occhi, per i loro sguardi falsi e cattivi, dovranno sopportare la visione orribile dei diavoli e dell’inferno; gli orecchi, per essersi compiaciuti di discorsi viziosi, non udranno per sempre che pianti, lamenti e urla di disperazione; e così gli altri sensi. … Ve n’è uno ancora più grande che è la privazione e la perdita della gloria di Dio, ch’essi sono esclusi per sempre dal vedere.
Considerate soprattutto l’eternità di queste pene, che da sola rende insopportabile l’inferno.
Pensiamo se dovessimo trovarci non convertiti quando verrà il Figlio dell’uomo quale sarà la condizione? Quella descritta da San Francesco di Sales.
Cerchiamo di trarre profitto dalla seconda parabola raccontata nel brano del vangelo. Chiediamo al Signore di avere pazienza con noi e darci un cuore disposto a convertirsi. Convertirsi non vuol dire semplicemente ritornare a Dio, ma anche incominciare a portare  frutti buoni per la vita eterna, per il paradiso, luogo di felicità eterna, della visione e contemplazione del volto di Dio per sempre.

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