giovedì 2 giugno 2011

Giovedì della VI settimana di Pasqua

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Paolo lasciò Atene e si recò a Corìnto. Qui trovò un Giudeo di nome Aquila, nativo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia, con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei.
Paolo si recò da loro e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava. Di mestiere, infatti, erano fabbricanti di tende. Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.
Quando Sila e Timòteo giunsero dalla Macedònia, Paolo cominciò a dedicarsi tutto alla Parola, testimoniando davanti ai Giudei che Gesù è il Cristo. Ma, poiché essi si opponevano e lanciavano ingiurie, egli, scuotendosi le vesti, disse: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente. D'ora in poi me ne andrò dai pagani».
Se ne andò di là ed entrò nella casa di un tale, di nome Tizio Giusto, uno che venerava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e molti dei Corìnzi, ascoltando Paolo, credevano e si facevano battezzare. 
Parola di Dio. 

Salmo responsoriale

Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d'Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra, 
gridate, esultate, cantate inni! 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos'è questo che ci dice: "Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete", e: "Io me ne vado al Padre"?». Dicevano perciò: «Che cos'è questo "un poco", di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: "Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete"? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

Prima della riforma liturgica avuta con il Concilio Ecumenica Vaticano II, in questo giovedì della sesta settimana dopo Pasqua si celebrava la solennità dell’Ascensione di Gesù al Cielo ed era giorno di precetto. Dopo il nuovo Concordato tra lo Stato e la Chiesa, stilato dall’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, la solennità dell’Ascensione, da parte dello Stato fu soppressa e la Chiesa trasferì detta solennità alla domenica successiva.
La Parola di questa celebrazione è diversa da quella che si riportava quando la solennità dell’Ascensione si celebrava nel quarantesimo giorno dopo pasqua e oggi è proprio il quarantesimo giorno dopo la Pasqua.
Meditando le letture di questa liturgia della Parola, colpiscono due considerazioni molto importanti: 1 - il coraggio di Paolo, 2 - il modo di parlare di Gesù verso gli Apostoli e i discepoli.
1 - Paolo, trovandosi nella città di Corinto, ogni sabato si recava nella Sinagoga per annunciare ai Giudei e Greci che Gesù è il Cristo, il Messia, l'Unto di Dio.    
Questi si opponevano alla predicazione di Paolo e lo ingiuriavano.
Constatata la loro avversione, Paolo decise di andare a portare lo stesso annuncio ai Pagani.
Da questo comportamento avuto dai Giudei e Greci alla predicazione di Paolo, si deve dedurre che se non si apre il cuore alla Parola del Signore, l’annuncio non produce frutto, l'annuncio è vano.
2 - Il parlare di Gesù agli Apostoli prima di ascendere al cielo alla destra di Dio Padre è molto enigmatico alla mente e sapienza umana. E’ importante accogliere la Parola di Dio con la sapienza dello Spirito Santo; solo lo Spirito Santo può far capire qualche cosa del contenuto della Parola. Nel momento che si ascolta la Parola di Dio, la parola ascoltata risolve, chiarisce, illumina il cuore dell’ascoltatore sul problema o sulla situazione che vive.
Parlare di questo all’umanità di questo terzo millennio, è come parlare un linguaggio “ostrogoto”. Si è perso il senso della verità, si è persa la fede nel Figlio di Dio, Gesù Cristo, fattosi uomo per rivelare a tutti  l’amore e la misericordia di Dio Padre.
La verità di Dio è oggi maltrattata, umiliata, schernita, condannata, come il suo autore Cristo Gesù, Signore nostro che l’ha rivelata.
Nessuno può immaginare i danni enormi che produce una verità abolita e cancellata. Le catastrofi spirituali e materiali che una sola verità cancellata produce è più di mille uragani che si abbattono sulla nostra terra. Più che mille terremoti e maremoti distruttori della vita del corpo.
Ogni verità cancellata attesta la non abitazione dello Spirito Santo in noi. Chi è nella pienezza dello Spirito Santo è nella verità piena di Cristo Gesù. Chi è tempio vivo dello Spirito Santo è anche tempio vivo di tutta la verità di Gesù Signore.
Vergine Maria, vieni in nostro aiuto e porta anche nella nostra casa lo Spirito Santo e riversalo sopra di noi come hai fatto con tua cugina Elisabetta. Questa conobbe tutta la tua verità e la verità di tuo Figlio Gesù.
______________________

Con un’espressione enigmatica Gesù parla di un tempo in cui i discepoli non lo vedranno più e di un tempo in cui lo vedranno. Anche queste parole sono state pronunciate immediatamente prima della passione. I suoi non lo vedranno più perché sarà nel sepolcro e se ne rattristeranno, mentre i suoi oppositori si rallegreranno.
Ma, con la Risurrezione, splenderà nuovamente tra i suoi discepoli la gioia e, soltanto ricevendo lo Spirito, i discepoli potranno capire la verità di Gesù, che invierà alla comunità lo Spirito di verità che rimarrà sempre con loro.
Questa situazione di alternanza del dolore e della gioia, dell'esperienza dell'assenza momentanea del Signore nella nostra vita a cui succede, improvvisamente, il senso vivo della sua presenza, è tipica anche della nostra vita spirituale.
Gesù sembra sottrarsi a noi perché vuole che il nostro amore per Lui cresca e maturi. E notiamo bene che dice "la vostra tristezza si muterà in gioia" e non "alla tristezza succederà la gioia", perchè è l'aver sofferto a causa della sua perdita, è la sua croce che diventa causa di gioia. Capirlo vuol dire entrare più profondamente nel mistero pasquale, in cui dolore e gioia si succedono fino al dilagare della felicità ultima e intramontabile. 
Cerchiamo di "leggere" nella nostra vita questo alternarsi del dolore e della gioia, dell'apparente assenza e della presenza di Gesù nella nostra vita e cerchiamo di meditare su questo mistero del Signore, riconoscendo che proprio accettando questo tratto a volte doloroso causato dalla sua apparente assenza, la nostra fede cresce e quindi la gioia torna a noi, viene a noi sempre più vera e più splendente.

Nessun commento:

Posta un commento