martedì 14 giugno 2011

Martedì dell’XI settimana del tempo ordinario

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Vogliamo rendervi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia, perché, nella grande prova della tribolazione, la loro gioia sovrabbondante e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nella ricchezza della loro generosità.
Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là dei loro mezzi, spontaneamente, domandandoci con molta insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a vantaggio dei santi. Superando anzi le nostre stesse speranze, si sono offerti prima di tutto al Signore e poi a noi, secondo la volontà di Dio; cosicché abbiamo pregato Tito che, come l'aveva cominciata, così portasse a compimento fra voi quest'opera generosa.
E come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest'opera generosa. Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
         
Loda il Signore, anima mia.

Loda il Signore, anima mia:
loderò il Signore finché ho vita,
canterò inni al mio Dio finché esisto.

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe:
la sua speranza è nel Signore suo Dio,
che ha fatto il cielo e la terra,
il mare e quanto contiene,
che rimane fedele per sempre.

Rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste".
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La prima lettura della liturgia di oggi chiama a una grande e profonda considerazione su quello che dice San Paolo alle comunità cristiane della Macedonia: Vogliamo rendervi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedònia, …”.
È grazia di Dio la generosità che hanno avuto le comunità aiutandosi tra di loro nelle varie necessità, e che necessità!
Erano comunità povere, non hanno considerato la loro povertà e per quello che poterono, si aiutarono tra loro. Ora, questa grazia che Dio ha dato è la loro generosità. A prima vista chiunque direbbe: "Non è Dio che ha dato, ma sono loro, questi cristiani che, nonostante la loro povertà, hanno dato generosamente per aiutare altri cristiani!".
Scrive san Giovanni nella sua prima lettera: "Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio?" La generosità è condizione indispensabile perché l'amore di Dio rimanga in noi, per rimanere nell'amore di Dio.
La meravigliosa grazia che Dio ha concessa alle Chiese della Macedonia è proprio questa: vivere nell'amore di Dio, ricevere l'amore di Dio, partecipare attivamente al suo amore. L'amore di Dio non si può ricevere senza trasmetterlo; chi lo trasmette vive veramente in esso e lo riceve sempre di più.
Questo è il senso cristiano della generosità: essere sempre uniti all'amore di Dio, condizione indispensabile, perché questo amore ci sia donato con sempre maggiore bontà, con quella bontà di cui Gesù parla nel Vangelo, che fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.
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La fede non è solo gridare al cielo "Signore, Signore!" L'amore è sincero quando non è fatto solo di parole. Va messo alla prova! E qual è la prova? Che cosa rende evidente che in me l'amore di Dio e del prossimo non sono belle parole solamente? Quando ci si prende cura degli altri. Quando si ha premura per le loro necessità, come si evince da questa frase della lettura odierna: "Conoscete la grazia del Signore Gesù: da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi della sua povertà".
Il Signore ha abbracciato la povertà della condizione di uomo, e questo Suo aver sposato la povertà umana fino all'estrema povertà della morte in croce è diventato la nostra ricchezza, la nostra forza.
Gesù vuole da noi il massimo «Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Quindi ancora una volta, Gesù ci dice che per essere figli di Dio, nei fatti e non solo a parole, dobbiamo assumere l’impegno di amare tutti e perfino i nostri nemici e che la nostra preghiera, per essere autentica espressione di amore, dovrà includere anche i nostri persecutori. La motivazione di questo difficile compito deriva dal fatto che Dio per primo estende il suo amore a tutti indistintamente, prediligendo proprio gli ingiusti e i peccatori.
È questa la via e la meta che Gesù ci addita. Non la fuga dal mondo, ma una immersione in esso per fecondarlo con la pienezza dell'amore. Non la denuncia spietata di ciò che "negli altri" non va, ma il chinarsi a lavare i loro piedi, in un gesto di comprensione e di amore che redime. Sarà il passar sopra a un'incomprensione, il rispondere a uno sgarbo con un gesto di gentilezza, il reagire a chi cerca di "tagliarci le gambe" con un aiuto concreto, un opporre al male il bene, al non-amore l'amore, proprio come fa il Padre "che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni".

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