venerdì 17 giugno 2011

Venerdì dell’XI settimana del tempo ordinario

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch'io.
In quello in cui qualcuno osa vantarsi - lo dico da stolto - oso vantarmi anch'io. Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io! Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.
Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; disagi e fatiche, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.
Oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?
Se è necessario vantarsi, mi vanterò della mia debolezza.
Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Il Signore libera i giusti da tutte le loro angosce.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l'occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!".
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Meditando la prima lettura, San Paolo fa comprendere che bisogna vantarsi delle belle cose fatte per amore verso il Signore e non vantarsi dal punto di vista umano.
Vantarsi di appartenere ad una famiglia nobile, ricca, stimata umanamente, di essere sapiente in scienze umane, di conoscere tutto lo scibile umano, non giova per la salvezza della propria anima!
Vantarsi delle sofferenze vissute per amore di Cristo, è motivo valido di vanto per quello che si è fatto. Testimoniare Cristo nelle prove e nelle sofferenze, anche se atroci, deve essere il “modo di vivere” del vero cristiano!
Se nella vita non ci sono prove valide, se non ci sono molestie, se non ci sono difficoltà, bisogna preoccuparsi. Se tutto procede liscio, come l’olio, non è un buon segno. Il Beato Don Giustino Maria diceva: Se in comunità non c’è chi crea problemi, che non crea inconvenienti, bisognerebbe andare a comprarlo.
Ben vengano allora le prove e di qualsiasi genere, per acquistare meriti per la vita eterna.
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Gesù esorta i discepoli a digiunare dalle cose del mondo. E' un insegnamento di grande saggezza, soprattutto in una società ricca e opulenta come la nostra. Abbiamo bisogno di liberarci dalla schiavitù del possesso e del consumo. Il digiuno, prima di essere una pratica esteriore, è un atteggiamento del cuore, un modo di porsi di fronte alla vita, la vita con il Signore, con i fratelli e con i poveri. Chi spende così la propria vita accumula tesori che non gli saranno rubati dai ladri di questo mondo; al contrario, frutteranno abbondantemente in amore e in bontà. Avere l'occhio chiaro significa avere attenzione e preoccupazione al vero tesoro della vita che è appunto l'amore per il Signore e per gli altri. Chi vive ripiegato su se stesso si autocondanna a passare le sue giornate senza luce, chiuso nel proprio piccolo e triste orizzonte.
Il possesso egoistico, infatti, diventa attaccamento e dunque schiavitù. Dopo aver detto che il nostro cuore è catturato da quello che riteniamo sia per noi il vero tesoro, se ne esce con questa splendida similitudine: Lucerna del tuo corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. 
In effetti c'è un rapporto strettissimo tra libertà dall'attaccamento e limpidezza d'intenzione e sguardo. Luce dell'occhio in noi è mirare al vero tesoro: la comunione con Dio, il suo Regno. Tenebra è il lasciar proliferare in noi l'ego e la brama di possedere sia il denaro che le cose e le stesse persone. Lo sguardo di chi è libero da attaccamenti è luminoso; al contrario, chi è preda interiormente di brame egoistiche non è trasparente neppure negli occhi del corpo. Figuriamoci in quelli del cuore!

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