mercoledì 22 giugno 2011

Mercoledì della XII settimana del tempo ordinario

Dal libro della Genesi
In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Elièzer di Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede».
Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle»; e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra». Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo».
Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all'altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò. Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono.
Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse quest'alleanza con Abram: «Alla tua discendenza io do questa terra, dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate».
Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.

Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.

Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.

Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell'alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete".
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Signore esorta a stare attenti a non lasciarsi ingannare dai falsi profeti. Chi sono i falsi profeti? Tutti coloro che dicono cose false, sono quelli che vogliono far credere bene il male e male il bene, falso il vero e vero il falso, giusto l'ingiusto e l'ingiusto giusto, la parola di Dio parola dell'uomo e la parola dell'uomo parola di Dio, la moralità immoralità e l'immoralità moralità.
Quelli che annunciano cose simili sono profeti del Principe della menzogna, cioè il Diavolo e non profeti ispirati da Dio.
Come si fa a sapere il vero annunciatore della parola di Dio chi è? Gesù dona una risposta chiarissima, infallibile: “dai loro frutti li conoscerete”. Chi vive una vita giusta, santa, caritatevole, misericordiosa, carica di buoni frutti di elemosina e di aiuto verso i suoi fratelli, allora costui non potrà mai essere un falso profeta.
I falsi profeti non sono i precursori di Gesù, non preparano la venuta del Cristo, non sono ministri del Buon Pastore, ma lupi rapaci, malgrado il loro travestimento. Ce ne sono molti anche ai nostri giorni, che proclamano messaggi come messaggi di salvezza mentre sono parole che conducono alla perdizione Parlano di libertà e di morale permissiva, parlano di giustizia, ma predicano la violenza. Tutti costoro si travestono da pecore, cioè manifestano intenzioni eccellenti, ma Gesù ci avverte: "Dai loro frutti li riconoscerete".
"Cristo ci ha liberati - scrive san Paolo - perché rimanessimo liberi". Non è abbandonandosi a tutti gli istinti che si raggiunge la vera libertà, ma disciplinandoli per favorire l'aspirazione umana più profonda, che è l'amore vero.
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Nella cultura attuale, c’è un proliferare di proposte pseudo-spirituali, spesso all'insegna del magico e dell'equivoco. Come discernere il vero dal falso? Gesù suggerisce come criterio di discernimento l'osservazione dei frutti.
E' proprio dai frutti, dalla capacità che abbiamo di comunicare agli altri la ricchezza di grazia e di misericordia che saremo riconosciuti come "alberi buoni". Ma questo avviene solo se ci lasciamo trasformare dalla forza divina che agendo in noi, non ci farà annunciare più noi stessi, le nostre idee – come fanno i falsi profeti...in cerca di compiacenze umane... promettendo ciò che non possono dare – ma solo quello che può veramente riempire il cuore dell'uomo: l'amore di Cristo!
Il vero profeta parla in nome di Dio, comunica ciò che può aiutare gli uomini a realizzare il loro progetto di salvezza. Il vero profeta comunica la misericordia e la dolcezza del Signore ma non equivoca, non viene a compromessi e perciò non asseconda i vizi e le negatività che affiorano dal cuore dell'uomo. Perciò quello che dice e opera il vero profeta è frutto anzitutto di una sua personale conversione permanente ed è, inoltre, qualcosa che agisce positivamente sui destinatari dei suoi insegnamenti: se il profeta sospinge a conversione, a operare giustizia, pace, benevolenza, aiuto nei confronti di tutti, allora è profeta vero, viene da Dio. Se invece pur predicando sacrosanti diritti dell'uomo quali la giustizia, la libertà, la realizzazione personale, il profeta suggerisce dei mezzi non consoni al vangelo: permissività, violenza, facili compromessi e simili, bisogna ben guardarsi da loro.

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