martedì 28 giugno 2011

Martedì della XIII settimana del tempo ordinario

Dal libro della Genesi
In quei giorni, quando apparve l'alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: «Su, prendi tua moglie e le tue due figlie che hai qui, per non essere travolto nel castigo della città». Lot indugiava, ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, per un grande atto di misericordia del Signore verso di lui; lo fecero uscire e lo condussero fuori della città.
Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: «Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!». Ma Lot gli disse: «No, mio signore! Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato grande bontà verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia. Ecco quella città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è piccola cosa! Lascia che io fugga lassù - non è una piccola cosa? - e così la mia vita sarà salva». Gli rispose: «Ecco, ti ho favorito anche in questo, di non distruggere la città di cui hai parlato. Presto, fuggi là, perché io non posso far nulla finché tu non vi sia arrivato». Perciò quella città si chiamò Soar.
Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Soar, quand'ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale.
Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato alla presenza del Signore; contemplò dall'alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace.
Così, quando distrusse le città della valle, Dio si ricordò di Abramo e fece sfuggire Lot alla catastrofe, mentre distruggeva le città nelle quali Lot aveva abitato.
Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

La tua bontà, Signore, è davanti ai miei occhi.

Scrutami, Signore, e mettimi alla prova,
raffinami al fuoco il cuore e la mente.
La tua bontà è davanti ai miei occhi,
nella tua verità ho camminato.

Non associare me ai peccatori
né la mia vita agli uomini di sangue,
perché vi è delitto nelle loro mani,
di corruzione è piena la loro destra.

Ma io cammino nella mia integrità;
riscattami e abbi pietà di me.
Il mio piede sta su terra piana;
nelle assemblee benedirò il Signore.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.
Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

La pedagogia di Gesù è sconvolgente: mentre ti è vicino e ti coccola, subito ti lascia solo a te stesso con tutti i pericoli del caso.
Ieri la storia di Abramo con tutto quel colloquio confidenziale, oggi i discepoli, sulla barca con Gesù, lasciati soli in balia del vento impetuoso e del mare agitatissimo. Gesù presente nei due casi con atteggiamenti completamente diversi per non dire opposti. Con Abramo confidenziale nel discutere e interessarsi di quello che diceva Abramo, con i discepoli estraneo e quasi assente per quello che stava accadendo. Dormiva tranquillo!
Per comprendere il comportamento avuto da Gesù è necessario l’aiuto dello Spirito Santo che può rivelare al nostro cuore, alla nostra mente il motivo perché Gesù si comporta così. Senza la luce dello Spirito del Signore, il rischio è uno solo: dare un significato inesatto, umano, non divino, a quanto il Signore ci vuole rivelare.
Con la sapienza umana si fa questo ragionamento: si è in un mare in tempesta, su una barca che viene sballottata dalle onde furiose e dall'acqua che vuole inabissarla. Gesù è nella barca, ed è come se non ci fosse perché dorme, come se nulla stesse accadendo per Gesù. Sembra non interessargli nulla di quella furia scatenata che è il mare in tempesta. Lui è nella pace eterna. I suoi discepoli invece nel turbinio di un vento che sembra volerli travolgere.
   Questa è la duplice realtà: in agitazione disperata i discepoli; in pace e in serenità massima Gesù.
Presi dalla paura i discepoli svegliano Gesù e gli chiedono di intervenire. Solo Lui può intervenire nella tempesta e calmarla, renderla innocua. Solo Lui può portare pace e serenità al  cuore dei discepoli che è in tempesta più del mare che li sta travolgendo.
Gesù si desta, comanda al vento di cessare e alle acque di rendersi calme e serene. All'istante il vento impetuoso, diventa un alito leggero e le acque minacciose, diventano acque  tranquillissime, serene. Tutto è comprensibile. Quello che segue se non si è illuminati dallo Spirito Santo, se non si è ammaestrati dalla sua sapienza divina e superiore non è comprensibile né alla mente né al cuore.
Gesù dice ai suoi discepoli che è gente di poca fede, che vive di paura immotivata. Perché? La risposta c'è ed è questa: la tempesta, il mare, il mondo, le tenebre, e tutto ciò che è male hanno potere sopra di noi, e ci sommergono quando noi non siamo con Gesù, quando non viviamo in Lui, con Lui, per Lui. Quando Lui non è nella nostra barca. La fede che Gesù oggi chiede a noi è credere che Lui è inaffondabile perché il Padre è con Lui. Se Lui è inaffondabile, anche tutti quelli che sono con Lui sono inaffondabili, non periranno mai, perché Lui non può perire, e di certo non perirà. Tutte le potenze del male potranno abbattersi contro di noi, ma noi, uniti a Lui, saremo salvi in eterno. Nessuno ci potrà mai strappare dalla sua mano. Nessuno potrà trascinarci nella perdizione eterna. Siamo suoi. Lui ci difenderà come difende se stesso. Questa è la vera fede.



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