venerdì 1 aprile 2011

III SETTIMANA DI QUARESIMA (Venerdì)

Dal libro del profeta Osèa

Così dice il Signore:
«Torna, Israele, al Signore, tuo Dio,
poiché hai inciampato nella tua iniquità.
Preparate le parole da dire
e tornate al Signore;
ditegli: “Togli ogni iniquità,
accetta ciò che è bene:
non offerta di tori immolati,
ma la lode delle nostre labbra.
Assur non ci salverà,
non cavalcheremo più su cavalli,
né chiameremo più “dio nostro”
l’opera delle nostre mani,
perché presso di te l’orfano trova misericordia”.
Io li guarirò dalla loro infedeltà,
li amerò profondamente,
poiché la mia ira si è allontanata da loro.
Sarò come rugiada per Israele;
fiorirà come un giglio
e metterà radici come un albero del Libano,
si spanderanno i suoi germogli
e avrà la bellezza dell’olivo
e la fragranza del Libano.
Ritorneranno a sedersi alla mia ombra,
faranno rivivere il grano,
fioriranno come le vigne,
saranno famosi come il vino del Libano.
Che ho ancora in comune con gli ìdoli, o Èfraim?
Io l’esaudisco e veglio su di lui;
io sono come un cipresso sempre verde,
il tuo frutto è opera mia.
Chi è saggio comprenda queste cose,
chi ha intelligenza le comprenda;
poiché rette sono le vie del Signore,
i giusti camminano in esse,
mentre i malvagi v’inciampano».

Parola di Dio

Salmo responsoriale

Io sono il Signore, tuo Dio: ascolta la mia voce.

Un linguaggio mai inteso io sento:
«Ho liberato dal peso la sua spalla,
le sue mani hanno deposto la cesta.
Hai gridato a me nell’angoscia
e io ti ho liberato.

Nascosto nei tuoni ti ho dato risposta,
ti ho messo alla prova alle acque di Merìba.
Ascolta, popolo mio:
contro di te voglio testimoniare.
Israele, se tu mi ascoltassi!

Non ci sia in mezzo a te un dio estraneo
e non prostrarti a un dio straniero.
Sono io il Signore, tuo Dio,
che ti ha fatto salire dal paese d’Egitto.

Se il mio popolo mi ascoltasse!
Se Israele camminasse per le mie vie!
Lo nutrirei con fiore di frumento,
lo sazierei con miele dalla roccia».

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Parola del Signore

RIFLESSIONI


I passi del popolo d’Israele battono le vie dell'idolatria, ma Dio è pronto al perdono. Egli stesso s'incarica di purificare Efraim dalle sue nefandezze, così che non abbia più nulla in comune con gli idoli e viva sereno "all'ombra" del suo Dio. Le difficoltà, le tentazioni restano in agguato, il rischio di cedere alla lusinga degli idoli continua a insidiare, ma su tutto questo prevale una certezza di fondo: Dio veglia sui suoi figli e ne ascolta il grido di aiuto. Una certezza che illumina anche i nostri giorni ed è garanzia che i "frutti" verranno.
Il primo idolo costruito dal popolo d’Israele, chi non lo ricorda, fu il vitello d’oro a cui essi si abbandonarono nel momento in cui venne meno il loro punto di riferimento, la loro guida: Mosè, che era rimasto sul monte Sinai per più di un mese e che loro credevano li avesse abbandonati.
Anche noi oggi quando perdiamo i nostri punti di riferimento, le nostre guide, finiamo per costruirci degli idoli che possano darci l’illusione della felicità: il denaro, l’ansia di arrivare sempre più in alto, i vestiti alla moda, la discoteca, lo sballo.
Questi "idoli" ci schiavizzano! Vogliamo di più, sempre di più... E perdiamo sempre più in umanità.
"Torna Israele!" riprendi con coraggio la via del ritorno, perché la casa di quel Padre che tu hai ripudiato, è sempre aperta.
Ed è nel momento in cui tornimo alla casa del Padre, come il figlio prodigo, che ci accorgiamo di non essere più orfani. Allora, alza lo sguardo: il Padre è lì, chino su di te e attende solo un tuo moto per stringerti nel suo abbraccio.
Come essere spinti a tornare dal padre ce lo ribadisce anche oggi il salmista quando dice «Se il mio popolo mi ASCOLTASSE! Se Israele camminasse per le mie vie! Lo nutrirei con fiore di frumento, lo sazierei con miele dalla roccia». E come è dolce quel miele, una volta che lo hai assaggiato non ne sai più fare a meno!
Ed è lo scriba che chiede a Gesù quale sia il primo dei comandamenti, che ci fa capire da dove attingere questo miele delizioso. E Gesù risponde che il "primo comandamento" è duplice: amare Dio e amare il prossimo. Sono due amori inscindibili; anzi, formano un solo amore, una cosa sola. Quello scriba, soddisfatto della risposta di Gesù, si sentì dire che non era lontano dal regno di Dio.
Cos'è quindi che può rendere felice l'uomo? Cosa, tra le molte proposte che intasano la nostra prospettiva di vita, è veramente la chiave di volta del nostro esistere? La risposta è: AMARE.
Ama e scopriti amato, ama e lasciati avvolgere da un amore che ha radici profonde, che trova la sua sorgente in Dio, ama e fa della tua vita un dono d'amore. Ecco il primo dei comandamenti, ecco ciò che veramente può liberare il grido di gioia del nostro "io" più profondo.
Che il Signore ci accordi di amare come lui ci ha amati: col cuore e con la volontà, desiderando il bene dell'altro, senza possesso né egoismo. Mettiamoci alla scuola dell'amore del Maestro Gesù.

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