giovedì 19 maggio 2011

Giovedì della IV settimana di Pasqua

Dagli Atti degli Apostoli
Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge, in Panfìlia. Ma Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme. Essi invece, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero. Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!».
Si alzò Paolo e, fatto cenno con la mano, disse: «Uomini d'Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri e rialzò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, e con braccio potente li condusse via di là. Quindi sopportò la loro condotta per circa quarant'anni nel deserto, distrusse sette nazioni nella terra di Canaan e concesse loro in eredità quella terra per circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei giudici, fino al profeta Samuele. Poi essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Chis, della tribù di Beniamino, per quarant'anni. E, dopo averlo rimosso, suscitò per loro Davide come re, al quale rese questa testimonianza: "Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri". Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d'Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: "Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali".
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE


Canterò in eterno l'amore del Signore.

Canterò in eterno l'amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».

Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.

La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui
e nel mio nome s'innalzerà la sua fronte.
Egli mi invocherà: "Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza". 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato». 
Parola del Signore. 
RIFLESSIONI 
Nella prima lettura ritroviamo il nostro amico Saulo di Tarso, poi Paolo, l’apostolo delle genti, che entrato in sinagoga nel giorno di sabato e invitato dai sacerdoti a commentare le letture fa un riepilogo del progetto di Dio dall’uscita dall’Egitto fino alla venuta di Giovanni, il quale sul finire della sua missione afferma «Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali», annunciando in questo modo il Cristo.
Questo brano ci permette di confrontare questa storia con la messa che celebriamo radunandoci in assemblea attorno al Signore e che ci fa rivivere una sintesi delle principali tappe della storia della salvezza per poi farci vivere nel momento culminante, la passione, la morte e la risurrezione di Gesù e permetterci così di entrare in comunione intima con lui, per mezzo dell'assunzione del suo corpo e del suo sangue.
Ed in questa sequenza ognuno di noi accoglie il Maestro e – insieme a lui – il Padre che lo ha mandato.
E dire che Gesù ha ribadito, con molta chiarezza, che un servo non è più del suo padrone, né un apostolo è più di colui che lo manda: se si è abbassato lui a livello degli apostoli, per lavare loro i piedi, dovremmo farlo anche noi nei riguardi dei nostri fratelli. 
Il Signore manda ciascuno di noi a raccontare la sua Parola: siamo abituati a immaginarci i missionari come delle persone "speciali", particolari, che compiono scelte radicali per condividere la vita e annunciare il Vangelo a popoli lontani. In realtà ciascuno di noi è inviato dal Signore a raccontare con la vita la sua esperienza di fede, là dove vive, dove lavora, in mezzo alle persone che frequenta, senza fanatismi, né stranezze, ma pronti a testimoniare la speranza e a far luce ciascuno con la propria luce.

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Il brano del vangelo richiama l’ultima cena di Gesù con gli Apostoli il giovedì santo. Il gesto che Gesù fece, lavare loro i piedi, non fu solo un atto di amore e di servizio, ma anche un annuncio di tutto quello che avrebbero sofferto nella loro vita come seguaci di Gesù.
Si avvicinava il tempo più terribile e Gesù li volle preparare a non scandalizzarsi per quello che avrebbero visto da li a poco: il tradimento di Giuda, la cattura nell’orto del Getsemani, la condanna a morte, la crocifissione e la morte in croce. Tutto sarebbe stato un percorso che avrebbero dovuto affrontare loro e tutti quelli che desiderano seguire Gesù. Ecco perché Gesù dice: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.
Anche l’umanità di oggi e di sempre, sarà beata se mette in pratica, cioè se vive, tutto quello che ha vissuto il suo Maestro. Attraverso la prova, la sofferenza, le avversità, tutto vissuto in unione con Gesù, portano alla beatitudine eterna.
Gesù dicendo agli Apostoli un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato, ha voluto prepararli alla missione che avrebbe affidato loro una volta ritornato al Padre. Infatti, prima di ascendere al Padre, Gesù alitò sugli Apostoli lo Spirito Santo e disse: Andate, ammaestratemi tutte le nazioni, chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo.
Se Gesù nel Cenacolo rivela la sua passione, non la rivela per mettere in difficoltà Giuda il traditore, causa di tutto. Lo fa unicamente per manifestare a tutti i discepoli e a tutti i popoli la sua divinità, il suo essere Dio. Gesù coglie ogni occasione per rivelare ai suoi Apostoli la verità del sua Persona. "Io sono" è il suo nome e "Io sono" è il nome di Dio. I discepoli non si trovano dinanzi ad un puro e semplice uomo, sono dinanzi ad un uomo che è Dio. Sono dinanzi a Dio che si è fatto uomo.
Gli Apostoli, e i discepoli di tutti i tempi, sono mandati nel mondo non per essere i messaggeri di un uomo, ma messaggeri di Dio. Sono gli inviati del Figlio del Padre, Dio come il Padre.
Vergine Maria, Madre dell’umanità, dona a tutti la virtù dell'ascolto e dell’obbedienza a Gesù, fa che chi vede noi veda Cristo Signore.

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