lunedì 9 maggio 2011

Lunedì della III settimana di Pasqua

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo.
Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenèi, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava.
Allora istigarono alcuni perché dicessero: «Lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio.
Presentarono quindi falsi testimoni, che dissero: «Costui non fa che parlare contro questo luogo santo e contro la Legge. Lo abbiamo infatti udito dichiarare che Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato».
E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.
Parola di Dio

Salmo responsoriale

Beato chi cammina nella legge del Signore.

Anche se i potenti siedono e mi calunniano,
il tuo servo medita i tuoi decreti.
I tuoi insegnamenti sono la mia delizia:
sono essi i miei consiglieri.

Ti ho manifestato le mie vie e tu mi hai risposto;
insegnami i tuoi decreti.
Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò le tue meraviglie.

Tieni lontana da me la via della menzogna,
donami la grazia della tua legge.
Ho scelto la via della fedeltà,
mi sono proposto i tuoi giudizi.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Parola del Signore
RIFLESSIONI

La prima lettura di oggi si conclude con una frase che sembrerebbe non avere alcun collegamento con il resto del testo - «E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo» - ma, come spesso avviene nelle Scritture, sono proprio quelle frasi che sembrano non avere un nesso con il testo ad essere la chiave di lettura del brano stesso. Infatti è proprio quel "volto d'angelo" che il giovane Stefano possiede che non lo rende ben accetto ai membri del sinedrio, perchè quel volto d'angelo mette evidenzia la parte buona a cui anche essi dovrebbero aderire ma a cui si rifiutano assolutamente di tendere.
Essi tentano di persuadere Stefano, affinché scenda a qualche compromesso, ma la forza dello Spirito che abita in lui non lo fa cedere e allora non resta altro da fare che offuscare quel volto con la calunnia.
Quanto è attuale ancora oggi questo modo di fare: anche se ormai da tempo non esiste più la lapidazione fisica, oggi siamo molto bravi a lanciare i sassi dell’invidia e della calunnia, specialmente contro quelle persone il cui retto comportamento fa maggiormente risaltare il nostro che tanto retto poi non è! Forse sarebbe il caso di guardare attentamente dentro di noi per cercarvi quel “volto d’angelo” che potenzialmente ognuno di noi possiede e cercare di azionarlo, sostituendolo alla falsa immagine che preferiamo offrire al prossimo, l’immagine del cinico, del duro, del prepotente, del menefreghista: tutte immagini queste che sembrano renderci forti, sembra che saziano la fame del momento ma che invece ci fanno sentire vuoti, che non ci portano alla felicità eterna.
Il vangelo odierno ci coinvolge nell'entusiasmo che afferra le folle sfamate prodigiosamente da Gesù. Il miracolo più eclatante, quindi, si è compiuto e i risultati sono ambigui, come di fronte ad ogni miracolo. Taluni capiscono, ma i più vedono il risultato immediato, quello di aver avuto abbondante cibo gratis!
Può accadere, specialmente se abbiamo vissuto una forte esperienza spirituale, magari durante un pellegrinaggio, di uscirne esaltati - come è successo alla folla che ha assistito al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci - salvo poi restare delusi dalla ricaduta nella quotidianità, perché abbiamo cercato Dio per le gioie che ci può offrire e non per Lui stesso.
«Non cercate il pane che perisce, ma quello che dura per la vita eterna»: è un'affermazione importantissima quella di Gesù e va capita bene. Dobbiamo capire che il "credere" è dono, un dono che è offerto a tutti, ma che mette radici solo dove trova umile accoglienza: credere è affidarsi, senza bisogno di garanzie. La garanzia è Dio stesso, la sua Parola, il suo Corpo donato. All'amore non si può chiedere alcuna garanzia, ci si abbandona e basta. È questa la fede.
Oggi, nella nostra preghiera quotidiana alla Vergine Maria, chiediamole di intercedere per noi affinché il Signore accresca in noi la fede, staccandoci dal nostro ego per appoggiarci a Gesù, fidarci di Lui, operare con Lui perché tutte le nostre opere diventino opere di Dio, in virtù della fede che le orienta e le trasfigura.

Nessun commento:

Posta un commento