martedì 17 maggio 2011

Martedì della IV settimana di Pasqua

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, quelli che si erano dispersi a causa della persecuzione scoppiata a motivo di Stefano erano arrivati fino alla Fenicia, a Cipro e ad Antiòchia e non proclamavano la Parola a nessuno fuorché ai Giudei. Ma alcuni di loro, gente di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiòchia, cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore. E la mano del Signore era con loro e così un grande numero credette e si convertì al Signore.
Questa notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, e mandarono Bàrnaba ad Antiòchia. Quando questi giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede. E una folla considerevole fu aggiunta al Signore.
Bàrnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Sàulo: lo trovò e lo condusse ad Antiòchia. Rimasero insieme un anno intero in quella Chiesa e istruirono molta gente. Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani.
Parola di Dio.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».

Gesù rispose loro: «Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Parola del Signore.
RIFLESSIONI


La prima lettura di oggi offre una bella descrizione della primitiva diffusione del cristianesimo.
Come abbiamo visto qualche giorno fa, essa avviene grazie alla persecuzione. Infatti, in quanto perseguitati, i discepoli vengono dispersi tutto intorno e possono portare il vangelo fino agli estremi confini della terra e la parola di Gesù porta i suoi frutti e tantissimi si convertono.
Inoltre gli evangelizzatori volevano rivolgersi solo ai giudei, ma poi per caso si rivolgono anche ai pagani. Proprio là dove non se l'aspettavano, ottengono maggiore successo: perché l'evangelizzazione è opera del Signore e non nostra. Quel che conta è che i nostri progetti, pur necessari, non diventino ostacolo all'operare dello Spirito.
Infine, il frutto dell'evangelizzazione è di ricevere il nome di "cristiani", e cioè di essere riconosciuti solo dall'appartenenza a Cristo, senza alcuna necessità di titoli, onorificenze, o cognomi illustri.
Come si vede i primi a prendere l'iniziativa di predicare la buona novella ai pagani di Antiochia sono alcuni "laici" e solo in un secondo tempo, Barnaba, uomo virtuoso e pieno di Spirito Santo, viene inviato come incaricato che possa confermare ed approvare tale operato in maniera ufficiale. Trasportando ai nostri giorni questo brano, capiamo che nella chiesa, anche oggi, nessuno può andare contro quello che la legittima autorità, guidata dallo Spirito Santo, stabilisce, ma anche che tutti noi credenti siamo autorizzati e obbligati a dare un nostro personale contributo di collaborazione e di autonoma iniziativa, purché questo avvenga sempre nello spirito di un'autentica comunione cristiana.
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Il brano del vangelo richiama i vari momenti della vita pubblica di Gesù in cui parlava con similitudini, immagini, parabole. Questo modo di parlare di Gesù è stato molto usato e contiene la verità tutta intera, ma è come nascosta.
Per comprendere il modo di parlare di Gesù bisogna essere semplici e puri di cuore. Solo chi ha un cuore puro e semplice comprende quello che Gesù vuole dire con quel linguaggio, perché lo Spirito Santo lo illumina e lo aiuta. Quelli invece che sono superbi, arroganti, spiritualmente prepotenti, pieni di se stessi e delle loro convinzioni errate, false, bugiarde, ingannevoli, non potranno mai comprendere quello che dice Gesù con il suo linguaggio allegorico.
Il linguaggio fatto di similitudini, parabole, Gesù l’ha usato particolarmente quando  parlava ai Giudei e Gesù stesso ha spiegato perché ha usato questo linguaggio, perché: Hanno occhi e non vedono, orecchi e non sentono, intelligenza e non afferrano, hanno cuore che non si apre alla vera fede.
Gesù non può parlare apertamente, perché i cuori di molti sono ostili e chiusi alla verità che annuncia. I cuori superbi dei Giudei cercano la verità, ma per condannare Gesù, toglierlo di mezzo perché è persona scomoda religiosamente e socialmente. Per questo lo interrogano: "Fino a quando ci terrai nell'incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamene".
La risposta di Gesù non è per una chiarificazione di quello che insegnava, ma per una condanna alla loro non accettazione delle verità che lui insegnava. Li condanna non per la fede, ma per la loro ostinazione nell'incredulità. Condanna lo loro falsità  e ipocrisia di vita perché dicono ma non fanno.
Attraverso le opere che si compiono, si manifesta il significato di un cuore, di una vita, di una missione. Se le opere che si compiono sono umane, la persona opera umanamente e manifesta se stessa. Se le sue opere sono buone e “divine”, la persona viene da Dio. Se le sue opere sono malvagie, cattive, maligne, la persona viene dal principe di questo mondo. Gesù sta compiendo opere che solo Dio può compiere e nessun altro. Se Lui compie opere divine, è segno che Dio è con Lui. Perché i Giudei non credono alle opere compiute da Gesù? Perché non sono pecore del gregge che il Padre gli ha affidato. Poiché non sono sue pecore, non credono neanche che Lui sia il loro Pastore. Che una persona sia vera pecora di Gesù si deduce dal fatto che non cadrà mai nella falsità e nella menzogna del principe di questo mondo. Essa resterà sempre nella verità luminosa e splendente di Gesù Buon Pastore. Nessuno potrà mai strappare una pecora dalla mano di Gesù, perché la mano di Gesù è la mano del Padre: essendo il Padre è il più forte di tutti, nessuno può sottrarre una pecora dalla mano del Padre. Il Padre e Cristo sono una sola volontà di salvezza, una sola protezione e custodia, una sola carità, un solo amore, una sola luce, una sola santità, un solo desiderio di redenzione. L'unità tra Cristo e il Padre è indivisibile, dura per l'eternità. Nessuno mai li potrà dividere.
Vergine Maria, Madre nostra e Madre della Chiesa, rendici vere pecore di Gesù.

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