martedì 13 settembre 2011

Martedì della XXIV settimana T.O.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo
Figlio mio, questa parola è degna di fede: se uno aspira all'episcopato, desidera un nobile lavoro. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi, perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? Inoltre non sia un convertito da poco tempo, perché, accecato dall'orgoglio, non cada nella stessa condanna del diavolo. È necessario che egli goda buona stima presso quelli che sono fuori della comunità, per non cadere in discredito e nelle insidie del demonio.
Allo stesso modo i diaconi siano persone degne e sincere nel parlare, moderati nell'uso del vino e non avidi di guadagni disonesti, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. Allo stesso modo le donne siano persone degne, non maldicenti, sobrie, fedeli in tutto. I diaconi siano mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie. Coloro infatti che avranno esercitato bene il loro ministero, si acquisteranno un grado degno di onore e un grande coraggio nella fede in Cristo Gesù.
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 100)

Camminerò con cuore innocente.

Amore e giustizia io voglio cantare,
voglio cantare inni a te, Signore.
Agirò con saggezza nella via dell'innocenza:
quando a me verrai?

Camminerò con cuore innocente
dentro la mia casa.
Non sopporterò davanti ai miei occhi azioni malvagie,
detesto chi compie delitti: non mi starà vicino.

Chi calunnia in segreto il suo prossimo
io lo ridurrò al silenzio; chi ha occhio altero e cuore superbo
non lo potrò sopportare.

I miei occhi sono rivolti ai fedeli del paese
perché restino accanto a me:
chi cammina per la via dell'innocenza,
costui sarà al mio servizio.

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La parola proposta nella memoria di San Giovanni Crisostomo è ricca di insegnamenti per tantissimi motivi. Primo di tutti è rendere il “dovuto” alla figura del santo. San Giovanni è stato proclamato “dottore” della chiesa perché profondo studioso delle sacre scritture. Da sacerdote si dedicò all’evangelizzazione e alla catechesi. Ebbe sempre nel suo cuore, l’ardente desiderio, di portare tutti alla conoscenza sempre più profonda del Signore. Di essere sempre vigile sul proprio modo di vivere per non scandalizzare quelli che sono fuori dalla comunità. Fare risplendere al cospetto di tutti l’uomo spirituale che ci portiamo dentro. Un linguaggio che edifica e non un linguaggio che scandalizza.
E’ doveroso ricordare, a questo punto, l’esortazione di San Paolo: è necessario che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla”.
Bisogna pregare per tutti, per il piccolo, per il grande perché tutti si lascino guidare dallo Spirito di Gesù e facciano del bene a tutti.
Se c’è tanto male in ogni ambiente, in ogni famiglia, nel cuore di tutti, è tempo di non restare ancora indifferenti al dilagare di questo male. E’ morto o sta per morire nel cuore di tutti il rispetto e l’amore verso Dio e il prossimo.
E’ necessario far rivivere nel cuore di tutti l’amore vero che il maligno sta cercando di far morire. Gesù è con tutti coloro che vogliono affrontare questa battaglia contro il male. Gesù cammina per le strade del mondo e chiama persone di buona volontà per combattere il male e non lascia soli quelli che accettano la chiamata. Anzi continuamente dice ai “generosi”: Non vi lascio soli, sono con voi fino alla fine del mondo.  
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   In questo brano del Vangelo vengono messe in evidenza la potenza di Gesù e la sua misericordia. Egli previene senza richiesta, preghiera o fede chi è totalmente perduto e non è più capace di chiedere, di pregare o di credere.
Apparentemente Gesù è in cammino senza meta. In realtà, arriva inaspettato dove c'è bisogno di lui. La sua misericordia è calamitata dalla nostra miseria.
Infatti, lo sguardo di Gesù non si rivolge al figlio defunto, ma alla donna: non è la morte che provoca la sua compassione, ma la madre cha piange. E per prima cosa le dice: “non piangere”. E da ciò capiamo che la sofferenza della madre è insopportabile per il Signore.
Questo brano quindi ci presenta Gesù come un Messia straordinariamente interessato ed appassionato verso le persone più infelici, più misere, verso gli ultimi, manifestando la misericordia di un Dio che si prende cura di bisogni sia fisici che spirituali dell’uomo.
Gesù poi si accosta alla bara: Egli ora non si ferma alla compassione perché Egli ha anche il potere di cambiare gli eventi e per questo dice al giovane di alzarsi. 
L’episodio può essere visto per noi oggi come l’irrompere della Parola, la Parola di Gesù, di Dio, che è potenza di resurrezione. Una Parola quindi che può creare vita nuova in coloro ai quali viene rivolta. Infine, esso mette in evidenza il fatto che l’agire di Dio è più potente anche della morte e che come restituisce il figlio alla madre, così il Signore può restituirci una nuova esistenza nella fede.

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