mercoledì 21 settembre 2011

Mercoledì della XXV settimana T.O.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 18)

Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio.

I cieli narrano la gloria di Dio,
l'opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.

Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI

La parola di oggi porta a fare una profonda analisi sulla vocazione che il Signore fa o ha fatto già nella vita di ciascuno di noi. Questa analisi deve partire da questa domanda: perché il Signore mi ha chiamato a questo stato? Sacerdote, sposato/a, celibe o nubile, anche questi stati sono chiamate, religiosa o consacrata … vivendo bene la vocazione si riesce a capire perché è stata fatta questa chiamata e non un’altra.
La risposta certa è credere che solo attraverso la chiamata fatta, e vissuta bene, si raggiunge la santità e la salvezza della propria anima. Il Signore costituendoci nello stato in cui viviamo, vuole che diventiamo esempio a tutti perché vedendo facciano lo stesso, essere quindi di esempio per gli altri.
Considerata la vocazione alla luce della prima lettura dove San Paolo dice: “Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo,” possiamo comprendere anche la missione che è affidata alla vocazione. Gesù ha dato agli Apostoli e ai loro successori, di portare “il lieto annuncio” fino agli estremi confini della terra. Noi siamo i successori degli Apostoli per questo a uno è dato il ministero di apostolo, ad altri quello di profeti, altri scelti come evangelisti, a chi il mandato di essere pastori e maestri. Mediante questi ministeri dobbiamo portare il vangelo a quante più persone è possibile e in molti luoghi.
Messi insieme questi ministeri e nella stessa comunità, è chiaro che il Signore li ha dati per il bene di tutti, perché venisse edificato tutto il corpo mistico.

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