mercoledì 15 maggio 2013


MERCOLEDI’ DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA

 Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Paolo diceva agli anziani della Chiesa di Èfeso: «Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio.
Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi.
E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati.
Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”».
Dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano, addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.

Parola di Dio

Salmo responsoriale

Regni della terra, cantate a Dio.

Oppure:
Sia benedetto Dio che dà forza e vigore al suo popolo.

Mostra, o Dio, la tua forza,
conferma, o Dio, quanto hai fatto per noi!
Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
i re ti porteranno doni.

Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore,
a colui che cavalca nei cieli, nei cieli eterni.
Ecco, fa sentire la sua voce, una voce potente!
Riconoscete a Dio la sua potenza.

La sua maestà sopra Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
Terribile tu sei, o Dio, nel tuo santuario.
È lui, il Dio d’Israele, che dà forza e vigore al suo popolo.
Sia benedetto Dio!

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 17,11-19)

In quel tempo, [Gesù, alzati gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

Parola del Signore

RIFLESSIONI SULLA PAROLA DEL GIORNO

 Il brano del vangelo di oggi è preso dal capitolo 17 del vangelo di Giovanni. Tutto il capitolo 17 è definito: “La preghiera di Gesù”. Prima di lasciare gli Apostoli e i discepoli, ha pregato il Padre Celeste perché si prendesse cura di tutti coloro che, durante la predicazione della buona novella, lasciarono tutto e lo seguirono. Pregò perché in un modo così accorato, mai manifestato durate tutto il tempo della vita pubblica.
In questa preghiera Gesù non chiede niente per Lui, non ha bisogno di niente perché tutto quello che ha il Padre gli appartiene. E’ una cosa sola con il Padre: Io sono in Te e Tu in Me. Chiede che tutti siano una sola cosa, come Lui è una sola cosa con il Padre.
Essere una sola cosa con Gesù, vuol dire compiere la stesse cose che ha fatto Gesù, accettare tutto dalla vita sull’esempio di Gesù. Non lasciarsi ingannare dalle lusinghe del Maligno e del mondo.
Perché Gesù ha elevato al Padre una simile preghiera, una preghiera che parte dal profondo del cuore e dice: “Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi”? Non voleva assolutamente che nessuno tra gli apostoli e i discepoli andassero perduti.
Gesù non voleva allora, non lo vuole ora, né la vorrà in futuro che qualcuno degli apostoli, dei discepoli e dei fedeli vada perduto.
Lungo i tempi, come nel passato, vi saranno sempre apostoli e discepoli per i quali Gesù ha pregato, prega e pregherà sempre. Questi sono tutti i membri del suo corpo mistico: il Papa, i vescovi, i sacerdoti, gli operatori della pastorale e i fedeli tutti.
Come persone scelte tutti debbono pregare per il gregge loro affidato. Non trascurare nessuno lasciandolo andare per dove vuole e come vuole. Essere attenti e andare in cerca della pecorella smarrita.
Si diventa responsabile davanti a Dio di essere stato pastore poco o per niente attento a proteggere il gregge dai pericoli del demonio, del mondo e della carne. Sant’Agostino ha scritto un lungo trattato sui “Pastori”, mettendo in evidenza le pecche dei pastori disinteressati del gregge. Rivolto a questi pastori disinteressati, per mezzo di sant’Agostino, Gesù dice che si prederà cura Lui di queste pecore.  
Per tutta l’umanità Gesù prega sempre, senza interruzione, perché del sangue che ha versato sulla croce, fino all’ultima stilla per la salvezza di tutti, non vuole che vada perso. Di questo amore di Gesù per tutti, si deve credere che si è preziosi agli occhi di Dio.
Non guardiamo chi ha sbagliato e con i suoi errori ha danneggiato il gregge di Cristo, preghiamo per questi pastori perché incomincino a prendersi cura del gesgge.
Se si crede nella potenza della preghiera e facciamo ricorso a lei non solo quando c’è lo scandalo, ma sempre il regno di Dio è già su questa terra.

Nessun commento:

Posta un commento